Stories of the Bund – Mangiare deve costare poco
Io a voi occidentali davvero non vi capisco, dice la ragazza. A noi piace uscire a mangiare – ed è vero: non c’è un locale che venda cibo, sia piccolo o grande, infimo o di lusso che sia vuoto; diciamo che i ristoratori non muoiono di fame -, ci piace farlo da soli, con gli amici o con la famiglia. Ma mangiare deve costare poco, come fate a essere così pazzi da spendere trecento renminbi per un paio di piatti e un bicchiere di vino. L’amica le spiega che esci a mangiare non necessariamente per sfamarti, ma per andare in un bel locale, per mangiare qualcosa di particolare o di particolarmente buono che a casa non potresti avere o non saresti capace di cucinare, per tutta una serie di motivi che non hanno a che fare direttamente con il cibo o la fame. La ragazza scuote la testa, lo so anch’io che non vai al ristorante per sopravvivenza, ma questo non vuol dire che vai a farti rapinare; e poi guarda come diventate, siete come quelli di qui, come quelli di Shanghai, tutti grassi, mica come noi del nord. L’amica si guarda, punta nel vivo, come tutte le italiane vorrebbe perdere qualche chilo anche senza considerarsi grassa, poi si guarda in giro, guarda le migliaia di persone che affollano questo tratto tra Xiqang e Jiujiang, ne cerca uno che secondo i suoi parametri sarebbe definibile grasso e non le riesce di trovarlo, vorrebbe scambiarsi con il novanta per cento delle donne che vede, mica si parla di belle o brutte, di alte o basse, si parla di peso, di circonferenza, di indice di massa corporea, e tutto quello che riesce a rispondere è have you ever been to Louisiana?