Stories of the Bund – Battesimi
L’altro giorno nell’ufficio che mi ospita per questi due mesi arriva un ragazzo nuovo. Cinese. Fa le solite quattro chiacchiere col general manager, gli viene fatta vedere la sua scrivania, poi viene presentato – ciao, ciao, benvenuto. Come ti chiami? E lui dice il suo nome, che è ovviamente un nome cinese, e si capisce che rimane ad aspettare qualcosa che sa che arriverà presto: una specie di battesimo. I ragazzi italiani scambiano due parole, valutano l’assonanza, e poi stabiliscono: va bene, facciamo che ti chiami Luigi – e lui, tutto contento, allright, thank you, I like Luigi, e adesso si presenta così, anche ai clienti, I’m Luigi, nice to meet you. Funziona così, qui: i cinesi che in qualche modo hanno a che fare con gli occidentali si danno o ricevono un nome occidentale, che non è mai la traslitterazione del loro nome cinese: già che ci sono, se ne scelgono uno che gli piace. Conosco una Sherry e una Shirley,l’amico di un collega che fa il buttadentro al Fake Market sul biglietto da visita ha stampato bel grosso Jacky, ho fatto appuntamenti di lavoro con una serie di Jenny, Lynn e Michelle tutte rigorosamente cinesi, ieri sera ero a cena con un Warren, un Maurice e un Carlos e la responsabile di sala del ristorante dove mi hanno portato a mangiare si chiama Paola: perché il ristorante è italiano. A pensarci è bello, il nome è una di quelle cose che ti ritrovi per tutta la vita senza poterlo cambiare, come il colore degli occhi, e si accetta più facilmente una plastica al naso che un passaggio da Roberto a Tommaso, quella è roba da eccentrici: invece sei adulto, magari il tuo nome non ti piace, ti guardi allo specchio e quell’Alessia non te lo senti cascare bene addosso, se mi tingo i capelli perché non mi posso cambiare il nome? Luigi prima o poi cambierà lavoro, magari verrà assunto da un’azienda francese e allora chissà, forse deciderà di non aspettare il battesimo dei suoi colleghi e si presenterà come Louis, o forse si sarà stufato e vorrà essere Michel, o Gerard, o Jean-Jacques – uno, nessuno e centomila.