Stories of the Bund – Tacchi
Camminano su scarpe improbabili, tacchi e zeppe altissimi: non tutte, certo; ma tante. Ragazze, soprattutto, fino alla trentina. Chissà dove si sono prese la fissa dell’altezza, il complesso della loro statura: non guardo molto la televisione cinese, ma non mi pare che le star locali siano queste gran pertiche di donna. Non credo nemmeno che barcollino come trampolieri ubriachi per noi occidentali: le leggende dicono che per compiacerci facciano altro, e di solito in camera da letto (e si sa che quando si parla di questi argomenti le fonti non sono mai affidabili: o l’ha detto mio cugino, o i vizi di invidia o pregiudizio – maddai, lo fanno solo per il visto, è che voi abboccate proprio a tutto – sono abbastanza forti da non essere dissimulabili); fanno tenerezza con le loro gambine esili che cercano di domare scarpe che solo Lady Gaga potrebbe portare senza prenotarsi un posto in ortopedia: si vede che qui, nella megalopoli fatta da gente di tutte le oltre cinquanta etnie cinesi, dove gli altri non sono quasi mai la propria immagine riflessa ma l’esposizione di – appunto – “altro” si finisce per confrontarsi, per paragonarsi e misurarsi non solo sui metri quadri dell’abitazione, lo stipendio, le scarpe, l’abbonamento alla palestra, i viaggi all’estero o le vacanze al mare, ma anche su questi particolari – i capelli stirati, la pelle liscia, la statura: ogni tanto ci penso, e mi viene da sorridere immaginando che anche le nonne cinesi dicano altezza è mezza bellezza, per credere che in fondo tutto il mondo sia paese, almeno un po’.