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30/09/2013
Avendo – io e un sacco di altra gente: inclusi i professori dell’altro ieri, quelli che si affrettano a, e quelli che l’altare l’hanno già cambiato a tempo debito – alle spalle non meno di vent’anni di non averci capito nulla, poco fa ho pensato che esiste qualche fondata possibilità che Letta e il suo governo non siano poi così male.
27/09/2013
Chissà quando si è addormentata. Fino a poco fa sentivo la sua voce, lì sulla mia destra, sull’altro lato del corridoio, vicina al finestrino dal quale adesso si vede Orvieto. Un bell’accento napoletano, con quel modo tutto loro che hanno di dire “scemo” e un vocabolario da ragazzina fuori tempo massimo. Lavora nella moda, qualunque cosa questo voglia dire, e sta tornando a casa a fare un colloquio – così dice. Ha organizzato la serata, quando ho finito ti messaggio, ma giura che sei in macchina con R., ma io lo adoro, passamelo che lo saluto. Poi, appunto, si è addormentata. Bella donna, bionda naturale, elegante, curata senza eccessi. La testa le cade un po’ sulla sinistra, e nel sonno le viene una smorfia strana, la bocca che è rimasta sorridente per due ore si chiude, si aggriccia, per qualche minuto pare avere molti più anni di quelli che mostra da sveglia. Non emette suoni, non le si appesantisce il respiro, le mani restano perfettamente appoggiate su un ginocchio, eppure improvvisamente si imbruttisce come se la bellezza fosse il risultato di una grande e costante opera di controllo, quello che non riesce a esercitare mentre dorme. Quando ripassa il controllore lei avverte uno spostamento, riapre gli occhi e d’incanto ritorna quella che era quando siamo partiti da Milano; guarda il display del telefono, getta un’occhiata fuori dal finestrino, passa un dito svogliato sulla prima pagina di Repubblica e sorride, perfetta.
25/09/2013
Un po’ per il lavoro che faccio facevo, un po’ per pura esperienza quotidiana, mi sono abituato a trattare con il massimo scetticismo le opinioni della gente che conosco e a (tentare di) respingere l’idea che esse siano rilevanti e diffuse; perché se fosse per loro, per quelli che conosco e frequento e ascolto o leggo, il governo Letta avrebbe il tre per cento di gradimento, il Milan sarebbe una grande squadra, non esisterebbe un lunedì senza The Newsroom, il PD sarebbe un partito quantomeno di centrosinistra (o, a seconda dei giorni, di destra liberista fuori tempo massimo), il Corriere venderebbe due o trecento copie e tutte in zona Solferino-Moscova, i Massimo Volume sarebbero primi in classifica, cose così. Non che quelle opinioni o quei gusti siano sbagliati, anzi (oddio, si fa per dire, l’elenco l’ho truccato un po’, ci sono non meno di tre voci buttate lì solo per il gusto della caciara); se vogliamo il problema è proprio quello, il pensare pigramente che, considerandoli giusti, siano perciò condivisi e quindi rappresentativi: il che si rivela, ogni volta, una fregatura di proporzioni colossali, o almeno pari a quelle dell’illusione che l’ha generata. E così sto lavorando sulla soluzione definitiva: prendere ciò che sento e che mi pare giusto e condivisibile come una specie di reverse benchmark, eliminando al tempo stesso le categorie di buono e cattivo, di giusto e sbagliato. Così prima o poi un’elezione, un Emmy, un campionato lo vinco anch’io.
21/09/2013
Per anni Massimo D’Alema ha ricordato – e con ragione – che questo non è un paese di sinistra. Forse per togliersi il pensiero di dimostrare il contrario, è da un po’ che gli organi assembleari del PD* stanno facendo del loro meglio per far cambiare posizione anche all’ultimo quarto di pervicaci residui resistenti.
* Quelli che stanno a sinistra del PD, mostrando la loro superiorità intellettuale, si sono dissolti per tempo. Mission accomplished.
18/09/2013
Di tutti quelli che hanno usato la metafora del raddrizzamento della Concordia a scopo di celebrazione dell’orgoglio nazionale, ce ne fosse stato uno che abbia detto che adesso la baracca, per quanto raddrizzata, è destinata alla demolizione.
17/09/2013
Buonasera, Buonasera a lei, Che fa qui, Prendo un po’ d’aria, Capisco, troppa gente vero? Non è troppa, né troppo poca, solo che adesso è lì, Ci si può comunque godere il fresco, Già, Già, Sei contento? Sì, molto, Allora basta questo.
11/09/2013
E’ uno di quei periodi così, le cose da fare, il poco tempo, pure un po’ di noia, uno di quei periodi che do giusto una scorsa ai titoli delle home page e così mi resta una idea vaga, sfuocata di quel che succede – la guerra in Siria, ma stai scherzando, ma non era oggi che dovevano far dimettere Berlusconi, la crisi ma tanto quella c’è sempre, scusa ma perché l’Italia gioca di martedì, uno di quei periodi che sai ma non capisci, uno di quei periodi buoni giusto per fare un po’ di conversazione alla macchina del caffè, quando non si parla di lavoro.
05/09/2013
Sento il rumore arrivare da lontano. E’ una moto, deve essere all’altezza della centrale termica, poi farà una curva a destra, una rotonda verso sinistra, il rettilineo che lo porta qui. Dicono che qui ci sia una specie di anello di strade usato per fare delle gare clandestine, così vado sul balcone per guardarmi lo spettacolo, ma alla fine ne passa una sola, lenta, come se il padrone si stesse godendo il fresco delle due di notte andando a zonzo con la visiera del casco alzata. Mi fermo, faccio girare lo sguardo. Da questo punto, senza muovere la testa, posso contare centodieci appartamenti, i due e tre e quattro locali. Ci sono quattro luci accese, due cucine, un salotto e un bagno: lo so perché queste case si assomigliano tutte, dentro e fuori. Adesso che è passata la moto rimane solo il silenzio, non c’è nemmeno il suono degli irrigatori dei giardini. Chissà chi c’è dietro, sotto quelle luci. Qualcuno che non riesce a dormire, magari uno rientrato da un turno lavorativo che adesso si sta preparando un piatto di pasta. Torno sul divano, a New York una bielorussa e una slovacca si stanno prendendo a pallate. Mi rialzo, prendo una bottiglia d’acqua dal frigorifero, torno sul balcone. Le luci accese, adesso, sono tre.
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