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    18/10/2013

    Greetings from Detroit – Opportunity Detroit

    Filed under: — JE6 @ 21:57

    Passeggiamo per downtown. Sono le undici del mattino di un venerdì di sole, e in giro non c’è quasi nessuno. Non so dire se vedere questi palazzi abbandonati, queste strade semivuote metta più rabbia o tristezza o malinconia, forse tutto insieme e in proporzioni variabili a seconda dell’umore e della scena che ti si presenta davanti agli occhi. Passiamo davanti al Comerica Park, che insieme agli altri stadi è una delle poche attrazioni residue capaci di portare gente in città – e infatti i temporary store aprono solo quando giocano i Tigers o i Lions, metti caso che dopo una birra tu voglia comprarti anche una t-shirt long sleeves. Su Monroe Street stanno abbattendo qualcosa che forse era un teatro, i colori delle insegne del Fox Theatre sembrano stinti come una camicia bagnata lasciata al sole. I marciapiedi di Woodward Avenue sono larghissimi, tutte le aiuole sono state addobbate per Halloween, ma tolta una dozzina di persone di colore ferme ad aspettare un autobus non vediamo nessuno. Ci fermiamo a guardare le vetrine. E’ strano, dico, le vetrine sono piene ma i negozi sono vuoti e chiusi. Poi capiamo. Opportunity Detroit, si chiama. E’ un programma, non se se pubblico o meno, che ha il compito di riportare in vita la città, mettendo in mostra “Detroit’s exciting present and promising future”. Una volta che ci fai caso, poi trovi il logo dappertutto, sui taxi, dove Starbucks aprirà un nuovo punto vendita, nei giornali. Nel bel mezzo delle vetrine che stiamo fissando, guarda qui dico a S., è una scritta che trovi nell’angolo destro di tutte queste lastre di vetro che vorrebbero farci comprare se solo là dietro ci fosse qualcuno a cui dare i nostri dollari, dice che i prodotti esposti sono offerti dall’azienda X e dall’azienda Y e poi da quella Z, sono messi lì non per essere acquistati ma per farci immaginare come potrebbe essere Detroit se qualcuno decidesse di tornare a viverci invece di stare a Birmingham o a Troy. Sono vetrine finte, riempite per dare coraggio disegnando un futuro simile al passato remoto. Vieni, mi dice S., andiamo verso il lago, ti faccio vedere il Canada.

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