Greetings from Detroit – Zombie Land
Non so dove finisce, ma so dove inizia. Woodward Avenue parte praticamente in riva al lago, e poi prosegue per un numero indefinito di chilometri, anzi di miglia. Attraversa downtown passando attraverso palazzi di una bellezza architettonica abbacinante, poi inizia a tagliare le trasversali che portano i nomi delle miglia – ehi, questa è 8 Mile, è quella di Eminem giusto? – e i paesi senza un centro e poi va avanti ancora, chissà dove finisce, magari dentro al lago cento chilometri, anzi miglia più su, come un fiume dentro al mare. Passa dentro e a fianco di una quantità di storie che fai persino fatica a immaginare, la grandezza di Motor City, i disordini razziali, la migrazione di un milione e mezzo di persone in poche decine di anni. Uno stupendo cimitero ebraico, un milione di vetri rotti. S. mi fa cenno con la mano, là verso sinistra, dopo un enorme spiazzo di asfalto spezzato da erbacce e crepe, due palazzi alti forse trenta piani, e qualcuno è andato in cima, ha scritto con la vernice una lettera per ogni finestra, guarda cosa c’è scritto mi dice, io leggo, “Zombie Land”. Riportiamo lo sguardo verso la strada, tra poco ci fermeremo alla Pancakes House, è una giornata magnifica lungo Woodward Avenue.