Stories of the Bund – Judy
Judy ha l’età indefinibile dei cinesi, una cosa qualsiasi tra i venti e i trent’anni. Ha un negozio al Fake Market, vende borse borsette e portafogli; il negozio porta il suo nome – cioè quello che lei si è scelta per farsi ricordare dagli occidentali che a migliaia passano qui dentro ogni giorno – e quello della sua ex socia, che a febbraio è partita per andare a trovare la famiglia e non è più tornata, senza una spiegazione né un motivo, né una telefonata di ritorno. Se cerchi un orologio Judy ti porta da suo fratello, che tiene un altro negozio a pochi metri di distanza; e se cerchi delle scarpe Judy ci pensa su qualche secondo, poi ti dice vieni con me e manca solo che ti prenda per mano, e ti porta da un’amica, un cugino, un membro della rete di parenti veri e no che il suo inglese incerto ti descrive senza entrare nei dettagli. Ti fa entrare nel retro del negozio, ti mostra uno sgabello, ti invita a sederti e ti offre una bottiglietta d’acqua – sempre rigorosamente nuova, così che si possa sentire il clic della plastica che si rompe quando giri il tappo e tu sia tranquillo – ti chiede come va il lavoro, quando riparti, quando ritorni a Shanghai. Sembra interessata a saperne di più della vita dei suoi clienti, anche se fa mai passare più di tre minuti dall’ultima volta che ti ha chiesto do you want some more bags my friend prima di richiedertelo. Tu comunque rispondi, fai quattro chiacchiere, le chiedi come va il suo di lavoro, se vende abbastanza, lei alza appena le spalle e dice così così, sono un po’ stanca, ieri sera ho fatto le tre per portare qui il nuovo carico di merce, stanotte sarà lo stesso. Ma cosa fai quando finisci qui, le chiedi, o quando hai un giorno libero – lei ti guarda senza espressione e dice non faccio niente, inizio alle nove della mattina, finisco alle nove di sera, metto a posto, pulisco, esco alle dieci, vado a casa, mangio, dormo. Sette giorni su sette da quando la ex socia una mattina non si è presentata al terzo piano del palazzo di West Nanjing, ma questo Judy non lo dice, non si lamenta, rispetto a centinaia di milioni di suoi connazionali probabilmente è una privilegiata anche se vive rinchiusa in questo posto senza finestre e aria fresca ogni giorno della sua gioventù. Quando ti saluta dice see you soon anche se sa benissimo che il soon potrebbe essere mai più, poi ha un microscopico scatto, una specie di velocissima scintilla negli occhi – sure you don’t want a bag?