< City Lights. Kerouac Street, San Francisco.
Siediti e leggi un libro

     

Home
Dichiarazione d'intenti
La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
(Gabriel Garcia Marquez)

Talk to me: e-mail

  • Blogroll

  • Download


    "Greetings from"

    NEW!
    Scarica "My Own Private Milano"


    "On The Blog"

    "5 birilli"

    "Post sotto l'albero 2003"

    "Post sotto l'albero 2004"

    "Post sotto l'albero 2005"

    "Post sotto l'albero 2006"

    "Post sotto l'albero 2007"

    "Post sotto l'albero 2008"

    "Post sotto l'albero 2009"

    "Post sotto l'albero 2010"


    scarica Acrobat Reader

    NEW: versioni ebook e mobile!
    Scarica "Post sotto l'albero 2009 versione epub"

    Scarica "Post sotto l'albero 2009 versione mobi"

    Scarica "Post sotto l'albero 2010 versione epub"

    Scarica "Post sotto l'albero 2010 versione mobi"

    Un po' di Copyright Creative Commons License
    Scritti sotto tutela dalla Creative Commons License.

  • Archives:
  • Ultimi Post

  • Sfumando
  • Srebrenica, 11 luglio
  • Gabo, e mio papà
  • “Vero?”
  • Madeleine
  • Scommesse, vent’anni dopo
  • “State andando in un bel posto, credimi”
  • Like father like son
  • A ricevimento fattura
  • Gentilezza
  • November 2013
    M T W T F S S
     123
    45678910
    11121314151617
    18192021222324
    252627282930  

     

    Powered by

  • Meta:
  • concept by
    luca-vs-webdesign

     

    30/11/2013

    Stories of the Bund – Judy

    Filed under: — JE6 @ 15:56

    Judy ha l’età indefinibile dei cinesi, una cosa qualsiasi tra i venti e i trent’anni. Ha un negozio al Fake Market, vende borse borsette e portafogli; il negozio porta il suo nome – cioè quello che lei si è scelta per farsi ricordare dagli occidentali che a migliaia passano qui dentro ogni giorno – e quello della sua ex socia, che a febbraio è partita per andare a trovare la famiglia e non è più tornata, senza una spiegazione né un motivo, né una telefonata di ritorno. Se cerchi un orologio Judy ti porta da suo fratello, che tiene un altro negozio a pochi metri di distanza; e se cerchi delle scarpe Judy ci pensa su qualche secondo, poi ti dice vieni con me e manca solo che ti prenda per mano, e ti porta da un’amica, un cugino, un membro della rete di parenti veri e no che il suo inglese incerto ti descrive senza entrare nei dettagli. Ti fa entrare nel retro del negozio, ti mostra uno sgabello, ti invita a sederti e ti offre una bottiglietta d’acqua – sempre rigorosamente nuova, così che si possa sentire il clic della plastica che si rompe quando giri il tappo e tu sia tranquillo – ti chiede come va il lavoro, quando riparti, quando ritorni a Shanghai. Sembra interessata a saperne di più della vita dei suoi clienti, anche se fa mai passare più di tre minuti dall’ultima volta che ti ha chiesto do you want some more bags my friend prima di richiedertelo. Tu comunque rispondi, fai quattro chiacchiere, le chiedi come va il suo di lavoro, se vende abbastanza, lei alza appena le spalle e dice così così, sono un po’ stanca, ieri sera ho fatto le tre per portare qui il nuovo carico di merce, stanotte sarà lo stesso. Ma cosa fai quando finisci qui, le chiedi, o quando hai un giorno libero – lei ti guarda senza espressione e dice non faccio niente, inizio alle nove della mattina, finisco alle nove di sera, metto a posto, pulisco, esco alle dieci, vado a casa, mangio, dormo. Sette giorni su sette da quando la ex socia una mattina non si è presentata al terzo piano del palazzo di West Nanjing, ma questo Judy non lo dice, non si lamenta, rispetto a centinaia di milioni di suoi connazionali probabilmente è una privilegiata anche se vive rinchiusa in questo posto senza finestre e aria fresca ogni giorno della sua gioventù. Quando ti saluta dice see you soon anche se sa benissimo che il soon potrebbe essere mai più, poi ha un microscopico scatto, una specie di velocissima scintilla negli occhi – sure you don’t want a bag?

    Leave a Reply