Giorno di festa
Sono passati quattro anni e qualche ora da quella notte in cui lo vedemmo spegnersi davanti ai nostri occhi. E il verbo non è usato a caso. Qualche giorno dopo ci fu il funerale, e poi andammo avanti, intontiti da quel che era successo, e da quel che alcuni di noi avevano visto, e raccontato. Negli anni successivi abbiamo preso l’abitudine di trovarci al cimitero nel giorno dell’anniversario della sua morte, che è anche un giorno di festa – seppure strana perché è quella che chiude le settimane che contengono Natale e Capodanno. Stiamo davanti alla sua foto, diciamo una preghiera, attraversiamo il quartiere a piedi, ascoltiamo una messa in sua memoria, e beviamo un bicchiere di vino. Così ogni anno ripartiamo da lì, da quella fotografia, da quei ricordi, ci beviamo sopra con una risata storta e, appunto, andiamo avanti. Da fuori forse sembriamo un branco di nostalgici del cazzo: ma non è che si deve sempre rendere conto di tutto a tutti, e quindi.