Da fuori
Quando sei fuori, nel mezzo della piazza o vicino a una delle vetrine dei negozi che vi si affacciano, non te ne rendi conto. E non lo realizzi nemmeno quando ci entri, nella chiesa di Sant’Antonio Taumaturgo, quando apri la porta e percorri il corridoio centrale verso l’altare. Lo capisci nel momento in cui ti volti e fai per uscire. Allora vedi che chi ha costruito quella chiesa ha fatto in modo che quel corridoio sia tutt’uno con l’asse della piazza e poi con il Canal Grande e poi con l’uscita del molo, una retta che tira dritta dall’altare fino al mare aperto senza un solo ostacolo in mezzo, vedi che deve averci pensato al fatto che prima tu stai là in piazza in mezzo alla gente a lavorare a parlare a telefonare a comprare a guardare culi sodi a bere a inveire a ridere e poi stai lì, lì nel bel mezzo di quel corridoio, tra i banchi di legno, che guardi il posto dove stavi, lo guardi da fuori e finalmente riesci a vedere, vedere i movimenti, le persone che si allontanano dando le spalle senza una parola e senza un motivo, le persone che si avvicinano con uno sguardo interrogativo, le traiettorie, le barche, le onde, il teatro, il ponte e tutto quanto, ci ha pensato di sicuro che per poter stare in piazza devi poterne uscire e osservarla come una cartolina, per stare dentro le cose devi potertene tirare fuori e guardarle, ché solo così riesci a capire, e a vedere più in là, in mare, oltre quel molo, che se si chiama Audace un motivo ci sarà.
Piazza Sant’Antonio Nuovo, Trieste