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31/10/2014
Poco fa, alla notizia che Paolo Gentiloni – evidentemente dotato del dovuto standing e delle numerose e importanti conoscenze internazionali necessarie per essere all’altezza del ruolo – era stato nominato ministrodegliesteri un caro amico, nonché il più lucido nell’analisi politica tra le mie conoscenze ha scritto che povero cristo il presidente, così anziano e quante gliene stanno facendo ingoiare. Non del tutto infondata come considerazione, ma il fatto è che ci sono dei ruoli – e il presidente è uno di questi – che sono corresponsabili per definizione: vuoi perché alla fine la firma la mettono, e senza pistola alla tempia, vuoi perché sono rappresentativi: e non delle maggioranze o delle minoranze, ma degli enti, degli organismi nel loro insieme. Poi certo, sì: a ciascuno il suo, come onori e come onerì: ma quanto di quel che nominalmente è altrui non è anche un po’ nostro, al netto del “eh, ma qui mica siamo in azienda, dove l’amministratore delegato risponde per tutti”?
23/10/2014
Il mare d’autunno ha qualcosa di sbagliato, per noi di città. Perché d’inverno lo sai che fa freddo, che tira l’aria umida, che le strade sono vuote. E d’estate, beh, è estate, lo sai com’è, se ci vai ci vai per quello, sole cuore amore. D’autunno ci capiti per caso, sei lì per altri motivi proprio come quel gruppo di turisti tedeschi che scendono dal pullman dopo aver girato per musei, sei vestito troppo leggero o troppo pesante, dall’acqua sale un odore che non sai definire, prima di entrare nel ristorante guardi verso il largo e c’è un istante preciso nel quale hai la stessa sensazione che provi di fronte a qualcuno al quale non sai più né cosa dire né come dirlo, poi guardi che ore sono e allora ciao, devo andare, ho un appuntamento.
20/10/2014
Quanto manca? Non lo so, penso un paio d’ore, forse qualcosa di più, Comincia a far caldo, Sì, Certo che c’è un sacco di gente, Sì, tanta, Ma senti, Dimmi, Ma noi perché siamo qui, Sai che non lo so, Eddai, Sul serio, Allora lascia perdere il noi, tu perché sei qui, Per vedere, Vedere cosa, Vedere com’è essere qui, com’è la gente, com’è stare in mezzo a un sacco di gente con la quale hai pochissimo in comune, com’è farne parte, Dare un esempio, dici, Ma figurati, E allora, E allora non lo so, mi guardo intorno, Ti senti meglio, Meglio rispetto a cosa, a quando, A ieri, ad esempio, Non so, ti pare un confronto che ha senso, Sono io quello che fa le domande, Non penso di avere una risposta, Ma credi che tutto questo serva, Probabilmente no, E allora perché, Perché a volte ci provi e basta, male non farà, Capito, Magari mi sbaglio, Non lo so, Eh, Quanto hai detto che manca?
17/10/2014
Io, sinceramente, l’unica speranza che ho è che su queste bozze intervenga un editor, ma uno bravo. Perché altrimenti vale quanto ha scritto ieri Mario Seminerio (l’analisi dei punti principali leggetela da lui, che sa quello che scrive e come lo si scrive), e bon, arrivederci.
Quindi, riassumendo: questa gente vuole tutto ed il contrario di tutto. Vuole che i sudditi consumino, per edonismo o per fame, e di conseguenza sblocca il Tfr (e la previdenza complementare), ma tassa tutto ad aliquota marginale, depotenziando in modo definitivo l’impatto della misura. Poi, questa gente vuole tassare a sangue i risparmiatori, appena respirano, dopo aver attuato una operazione “culturale” di pura depravazione, che arriva a definire “rendita” il risparmio previdenziale (e qui vergognati, Renzi, per quella slide. Ma tanto, se ne sei capace). A questo fine si raddoppia la tassazione sul risultato di gestione annuale dei fondi pensione, azzoppando il montante futuro. Epperò questa gente vuole anche stimolare gli agonizzanti investimenti, ignorando che il risparmio di oggi determina investimenti domani. Se ammazziamo il risparmio oggi, niente investimento domani. E invece no, non ci arrivano. Quando un paese riesce a produrre simili aberrazioni, è giusto che vada incontro al proprio destino. Altro da aggiungere non vi è.
16/10/2014
Giuro che ero animato dalle migliori intenzioni, stavo proprio per mettermi ad approfondire la legge di stabilità, avevo da poco sentito il PresDelCons definirla rivoluzionaria per la quantità di tasse tagliate (passando oltre con nonchalance sul fatto che i finanziamenti in deficit si chiamano così perché poi quei soldi ti servono e li vai a chiedere in prestito e ci paghi sopra gli interessi e ci siamo capiti), quando ho letto che il ministro dell’economia, della finanza e di tutto ciò che sta sotto il cielo stellato e non è comandato dal PresDelCons (cioè nulla) ha detto che sì, certo, è possibile che gli enti locali aumentino le tasse per recuperare i soldi che non gli verranno dati dallo Stato ma saranno comunque i cittadini a giudicare quei cattivoni, allora sono andato sulle slides del governo a vedere se nel footer, là dove spesso si mette il titolo della presentazione, ci fosse scritto l’audace colpo dei soliti ignoti e con mio grande stupore non l’ho trovato ma a quel punto le migliori intenzioni erano scomparse, vediamo se tornano, intanto voi fatemi sapere.
14/10/2014
Chissà se sta contando le fermate, questa è la seconda allora è Palestro, o se a un certo punto aprirà gli occhi e si renderà conto di aver passato da un pezzo la sua, ma come Buonarroti, ma cosa ci faccio qui. Intanto gli occhi li tiene chiusi e forse sogna, o forse sta sognando ad occhi aperti anche se ha le palpebre chiuse, chissà cosa gli passa per la mente, cosa sta ricordando, dove vorrebbe essere, di sicuro non sta ascoltando le due mamme che gli siedono vicine in questo sabato piovoso, ma quand’è il prossimo open day, il quindici, ma è la data dello scientifico, lo so ma mio figlio mica ha deciso cosa vuole fare da grande. Sorride, incurante delle chiacchiere, del rumore della metropolitana, ha una barba da zio russo e la faccia di un bambino di settant’anni. Sorride e cambia espressione, come se dietro quelle palpebre stessero passando tante immagini diverse, sorride chiuso in una bolla trasparente che lo protegge da una città che sta tornando a casa per il pranzo o che sta arrancando assonnata verso un brunch prima di fare la spesa per la settimana in arrivo. Scendono prima le mamme dei figli indecisi, poi scendo io, e lui resta lì, la mano appoggiata sulla coscia, l’espressione beata, chissà se arriverà fino al capolinea.
10/10/2014
Che poi io son qui che aspetto gli sviluppi, Alfano che mette sotto contratto Violetta chiedendole di fare twerking estremo, SEL che spariglia e rottama i rottamatori grazie all’endorsement di Austin & Allie, Berlusconi che si incazza con Verdini perché di più giovani sono rimasti solo i Teletubbies ma non sanno fare le rime.
05/10/2014
Qualche giorno fa ho letto una frase che poi sono stato lì a rileggerla tre o quattro volte e poi ancora, perché è una di quelle che se uno se la dovesse sentir dire dovrebbe avere le parole giuste per rispondere, per ringraziare, per non restare lì come uno scemo, diceva “ti auguro tutto quel che vuoi, ché dei tuoi desideri mi fido” e niente, pensavo che devi avere una bella anima per dire una cosa così, perché la cosa facile è fare Pacey (o era Joey, e chi si ricorda, son passati troppi anni) e dire have a little faith in me, dammi un po’ di fiducia, tu, a me, è invece è così più difficile dire mi fido, mi fido di quello che hai in testa e non dici a nessuno, di quello che non so e niente, a me consola che ci sia gente così in giro, gente capace di fidarsi, gente di cui fidarsi.
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