Il passato è in bianco e nero
Camminano a passo lento, scambiando poche parole. Quella era la mia scuola, dice lei, lui segue la direzione della voce e sposta gli occhi, Elementari?, Elementari e medie, Eri brava a scuola? Nella media, non ero la più brava della classe ma me la cavavo. Lui fa un piccolo scarto, di quelli che vengono quando non conosci i posti nei quali ti trovi e cammini spostando lo sguardo, la tocca col gomito, Scusa, lei non risponde e lui per una frazione di secondo allunga la mano come se la volesse prendere sotto braccio, poi si ferma e la rimette nella tasca dei jeans. Così questa è casa tua, non sembra nemmeno di stare in città, dice lui, Un po’ è vero, è una zona tranquilla, Ci sono ancora i negozi, Sì, quando ho tempo mi fermo qui a fare la spesa, li conosco tutti da quando ero piccola. Entrano in un piccolo parco giochi, quattro o cinque panchine, uno scivolo, una giostra, due cavallini appoggiati su molle che hanno visto tempi migliori. Tu ti ricordi quando eri bambino? Qualcosa sì, anche se non molto, Anch’io non ricordo tanto, così ogni tanto mi fermo e provo a farlo, a tornare indietro, E ci riesci? A volte, a volte no e allora faccio questo, si abbassa lentamente piegando le ginocchia fino a rannicchiarsi vicino all’erba stinta del parchetto, Questo cosa, chiede lui, Questo, abbassarmi, Non ti seguo, Se scendi di un metro vedi le cose come le vedono i bambini, come le vedevamo io e te quando avevamo sette anni, prova, e anche lui si abbassa, piega le ginocchia, si guarda intorno, Hai ragione, si guarda intorno e vede i muri delle case di un colore che non sa definire e sente i suoni lontani di un traffico che non è il suo e di un accento che non è il suo e poi chiude gli occhi e trattiene il respiro, Cosa fai? Cerco di immaginare tutto questo in bianco e nero, E perché? Non so, il passato è in bianco e nero, Non sempre, Non sempre, è vero, E cosa vedi adesso, Ho gli occhi chiusi, Lo so, ma so che stai vedendo qualcosa, ti conosco, Sto cercando di vedere te qui in questo parco quando ti fermavi con le tue amiche tornando da scuola, E com’ero secondo te, Non riesco a capirlo, ma bella come oggi, Sei proprio scemo, Ti stavo aspettando, ma secondo me è proprio così e avrei voluto essere qui a guardarti, Non mi avresti nemmeno vista, E’ quello che pensavi e invece sono qui, Sì, E adesso andiamo, accompagnami a prendere il taxi.
January 26th, 2015 at 02:36
Lei svolto l’angolo e lui come in una moviola, la rivide allontanarsi..
Era pallida e stanca, dispiaciuta, orgogliosa. Girandosi le spalle, si allontanò di molto in poco tempo.
Svoltò l’angolo e scomparve, eppure era lì, ma la fretta aspettava e il luogo del sentire si dileguava nel profondo del silenzio.
Stella
January 27th, 2015 at 18:54
Mi scusi se a volte ho voglia di proseguire il suo racconto!