Giorni come oggi
Vivo a due passi da Expo; e che i suoi lavori, ciò che li ha guidati, in alcuni casi ciò che li ha motivati in origine non fossero di gradimento di molta gente, per usare un eufemismo, è una cosa che so bene. Per dire, io e tutti quelli che vivono nella manciata di vie che costruisce il mio quartiere abbiamo visto per nove mesi dodici poliziotti comandati a presidiare ventiquattro ore su ventiquattro i cantieri delle vie d’acqua proprio perché quello era un lavoro preso a simbolo di tutto ciò che di questa manifestazione non andava a genio a tanta gente. Ci sta, non si può essere tutti d’accordo: ci hanno insegnato – con ragione – che il 100% di consensi non esiste in natura, e che è un bene che sia così. Ci hanno anche insegnato che uno dei valori del nostro modo di stare al mondo è quello di dare voce a tutti, ed è quello che, talvolta turandoci il naso, cerchiamo di fare tutti i giorni. In modo imperfetto, ci mancherebbe. Ma ci proviamo. Oggi a Milano c’è stata una manifestazione – si dice che fossero ventimila persone: tante? poche? in fondo non importa – di protesta contro Expo. Una manifestazione come molte altre che sono state fatte in questi anni e in questi mesi: un diritto, che come tale è stato garantito, autorizzando spazi e mettendo in strada centinaia di poliziotti e carabinieri che controllandola la proteggessero e viceversa. E’ stato per garantire questa manifestazione di protesta che si è permesso ai Black Bloc di fare quello che hanno fatto e che abbiamo visto e sentito: non poteva essere diversamente. Succede sempre così, ed è giusto che succeda. E’ giusto che si continui a rischiare pezzi di sicurezza e di incolumità per non perdere qualcosa di più importante: una certa idea di libertà, della quale siamo spesso inconsapevoli, e il rispetto per noi stessi come società. Dove stia il limite, fino a che punto ci si debba spingere per consentire l’espressione di tutti questo non lo sa davvero nessuno. Non è definito, anche se questo non vuol dire che non esiste. Ogni giorno proviamo a definirlo, e pure questo fa parte del gioco, ne è parte integrante. Cambiando idea ogni giorno, va detto. E pure questo, eccetera. C’è un valore in questo, proprio in questo decidere e tornare indietro sulle nostre decisioni. Così guardiamo alle macchine incendiate con la rabbia sconsolata di chi sa che quello è un prezzo che non possiamo evitare di pagare; se il prezzo sia troppo alto non si può dire, perché appunto non sappiamo dove fermare l’asticella. Ognuno ha la sua opinione in merito, e ha il diritto di esprimerla. Anche quando dice ah ma se fosse per te allora oggi si potrebbe rifare la Diaz, mostrandosi in tutta la propria ineffabile disonesta pochezza. Funziona così, funziona che forse è proprio in giorni come oggi che dovremmo essere più orgogliosi di ciò che siamo.
May 3rd, 2015 at 12:33
Se avessi il ragionevole dubbio che la manifestazione, seppur violenta, fosse stata per esprimere un dissenso consapevole e profondo, sarei molto più propenso ad alzare l’asticella dell’espressione della libertà. Invece ho avuto l’impressione che tutta questa violenza sia stata fine a se stessa, solo un’occasione per sfogarsi e per fare guerriglia urbana. In questi casi l’asticella della tolleranza mi si abbassa a dismisura.
Per il resto concordo su tutto.