I’ll see you on the dark side of the moon
Non so se vi è mai capitato di pensare a cosa avreste provato il giorno in cui un vostro piccolo sogno si sarebbe avverato. Sì, di sicuro lo avete fatto. Come sarà, cosa sentirò il giorno in cui mi troverò di fronte alla Statua della Libertà? Vai a sapere. E’ un lampo, un flash, ti trovi la foto davanti agli occhi e dici che bello, quanto vorrei essere lì e ogni tanto vieni come trafitto da quel pensiero – un giorno magari riuscirò a essere lì, a toccare con mano.
E niente, erano passate poco più di due ore dall’inizio del concerto e io avevo già versato la mia buona quota di sudore e emozione e stupore – io e gli altri quarantacinquemila pigiati dentro il Circo Massimo in una sera d’estate. Tutto da copione, proprio come volevamo: la silhouette del palco stampata sul sole al tramonto, le enormi immagini in movimento su quel muro verticale da 50 metri di lunghezza, i pezzi famosi. Ma come sempre una folla così grande si crea per tanti motivi diversi – io sono qui per questo e tu per quello e lei per quell’altro. Non ricordo quanti anni avevo la prima volta che sentii “The Dark Side of the Moon”, probabilmente dodici o tredici. Non ho più smesso di ascoltarlo, ancora oggi ci sono dei periodi che arrivano così, senza motivo, nei quali si incolla allo stereo della macchina e non si stacca più, gira, gira, gira, a volte anche solo tre pezzi e solo quelli. E sono arrivati, senza preavviso nonostante sapessi la scaletta a memoria, Brain Damage e Eclipse, che per me sono qualcosa di prezioso, sono pure un segno di un modo di stare al mondo, un modo che è quello di prendere il tempo che serve, di scavare, di pensare in lungo e non saltare sulla spuma di cento esperienze al minuto cercando di metterle insieme senza riuscirci mai per davvero, sono arrivati e per qualche minuto, mentre là in fondo i laser disegnavano il prisma con la luce che entra bianca ed esce spezzata nei colori dell’iride, intorno non c’è stato più nessuno, nessuno a parte me e quella manciata di versi – I’ll see you on the dark side of the moon – e non era come me l’ero immaginato, non era né meglio né peggio, era quella cosa lì e basta, quella piccola cosa fra tante che aspettavi da una vita o poco meno e che per fortuna era arrivata senza preavviso, perché altrimenti che gusto c’è.