< City Lights. Kerouac Street, San Francisco.
Siediti e leggi un libro

     

Home
Dichiarazione d'intenti
La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
(Gabriel Garcia Marquez)

Talk to me: e-mail

  • Blogroll

  • Download


    "Greetings from"

    NEW!
    Scarica "My Own Private Milano"


    "On The Blog"

    "5 birilli"

    "Post sotto l'albero 2003"

    "Post sotto l'albero 2004"

    "Post sotto l'albero 2005"

    "Post sotto l'albero 2006"

    "Post sotto l'albero 2007"

    "Post sotto l'albero 2008"

    "Post sotto l'albero 2009"

    "Post sotto l'albero 2010"


    scarica Acrobat Reader

    NEW: versioni ebook e mobile!
    Scarica "Post sotto l'albero 2009 versione epub"

    Scarica "Post sotto l'albero 2009 versione mobi"

    Scarica "Post sotto l'albero 2010 versione epub"

    Scarica "Post sotto l'albero 2010 versione mobi"

    Un po' di Copyright Creative Commons License
    Scritti sotto tutela dalla Creative Commons License.

  • Archives:
  • Ultimi Post

  • Sfumando
  • Srebrenica, 11 luglio
  • Gabo, e mio papà
  • “Vero?”
  • Madeleine
  • Scommesse, vent’anni dopo
  • “State andando in un bel posto, credimi”
  • Like father like son
  • A ricevimento fattura
  • Gentilezza
  • July 2018
    M T W T F S S
     1
    2345678
    9101112131415
    16171819202122
    23242526272829
    3031  

     

    Powered by

  • Meta:
  • concept by
    luca-vs-webdesign

     

    20/07/2018

    I’ll see you on the dark side of the moon

    Filed under: — JE6 @ 09:28

    Non so se vi è mai capitato di pensare a cosa avreste provato il giorno in cui un vostro piccolo sogno si sarebbe avverato. Sì, di sicuro lo avete fatto. Come sarà, cosa sentirò il giorno in cui mi troverò di fronte alla Statua della Libertà? Vai a sapere. E’ un lampo, un flash, ti trovi la foto davanti agli occhi e dici che bello, quanto vorrei essere lì e ogni tanto vieni come trafitto da quel pensiero – un giorno magari riuscirò a essere lì, a toccare con mano.

    E niente, erano passate poco più di due ore dall’inizio del concerto e io avevo già versato la mia buona quota di sudore e emozione e stupore – io e gli altri quarantacinquemila pigiati dentro il Circo Massimo in una sera d’estate. Tutto da copione, proprio come volevamo: la silhouette del palco stampata sul sole al tramonto, le enormi immagini in movimento su quel muro verticale da 50 metri di lunghezza, i pezzi famosi. Ma come sempre una folla così grande si crea per tanti motivi diversi – io sono qui per questo e tu per quello e lei per quell’altro. Non ricordo quanti anni avevo la prima volta che sentii “The Dark Side of the Moon”, probabilmente dodici o tredici. Non ho più smesso di ascoltarlo, ancora oggi ci sono dei periodi che arrivano così, senza motivo, nei quali si incolla allo stereo della macchina e non si stacca più, gira, gira, gira, a volte anche solo tre pezzi e solo quelli. E sono arrivati, senza preavviso nonostante sapessi la scaletta a memoria, Brain Damage e Eclipse, che per me sono qualcosa di prezioso, sono pure un segno di un modo di stare al mondo, un modo che è quello di prendere il tempo che serve, di scavare, di pensare in lungo e non saltare sulla spuma di cento esperienze al minuto cercando di metterle insieme senza riuscirci mai per davvero, sono arrivati e per qualche minuto, mentre là in fondo i laser disegnavano il prisma con la luce che entra bianca ed esce spezzata nei colori dell’iride, intorno non c’è stato più nessuno, nessuno a parte me e quella manciata di versi – I’ll see you on the dark side of the moon – e non era come me l’ero immaginato, non era né meglio né peggio, era quella cosa lì e basta, quella piccola cosa fra tante che aspettavi da una vita o poco meno e che per fortuna era arrivata senza preavviso, perché altrimenti che gusto c’è.