La prossima home page
Ho questo amico che ha circa la mia età, giusto un paio di anni in più. Vuol dire essere a metà della mezza età, grosso modo: posto che oggi come fai a dire a che punto stai, ché la vita è diventata un elastico capace di tendersi fino a un punto che i nostri nonni mai avrebbero immaginato possibile e allora giovane e vecchio chissà cosa significano.
Comunque: è da un po’ che questo amico mi dice “non ho più voglia di sentire cose tristi, di leggere cose lugubri e faticose, di ascoltare racconti che hanno a che fare con malattie e dolori e malinconie, ne ho abbastanza di tutta la pesantezza che accumulo senza poterla evitare”. So che un po’ recita, perché poi ascolta certi blues che se ti sfreghi due cipolle davanti agli occhi ti fai meno danni e passa ore a leggere quotidiani e riviste con il loro carico di follie e cupezze e una parte di quelle ore non sono rese obbligatorie dal lavoro; ma c’è un altro po’ che non faccio fatica a capire perché ci sono tanti giorni che il mondo là fuori (dove il fuori significa un sacco di cose che vanno dall’appena dietro l’angolo all’Antartide, il tutto nello scroll di una home page) non sembra un posto così invitante e ti devi davvero impegnare per ritagliarti un pezzo di leggerezza. E niente, oggi piove molto e dalle home page non viene praticamente nulla di buono, niente che faccia dire “va’ che bello”, ma poi quelli come me e il mio amico si sentono come gli struzzi che nascondono la testa e si sentono a disagio con se stessi, e passano alla prossima home page.