La pace sembrava eterna
Un anno fa, più o meno a quest’ora, stavo facendo una presentazione online a un manager padovano. Avevamo da poco sentito le notizie che venivano dall’Ucraina e cercavamo di farcene una ragione, di dare un senso a qualcosa che sembrava tanto enorme quanto incredibile. Poco dopo mi sarei fermato per qualche minuto e sarei andato a riguardare le foto fatte a Kiev nel 2017, gli enormi pannelli di Maidan che dicevano Freedom is our religion sopra il disegno di una grossa catena che si spezza e mi sarei trovato a pensare che, come qualunque italiano, ero stato in moltissimi posti che in passato si erano ritrovati più o meno devastati dalla guerra: in effetti in uno di questi ci vivo e me ne ricordo solo in qualche rara occasione, come quando passo per le Cinque Vie o vado in cima alla Montagnetta. Ricordo distintamente l’impressione che mi fece realizzare che in quel momento stavano cadendo missili in posti dove avevo fatto il turista meno di cinque anni prima (poi ok, già allora bastava fare un giro intorno all’Ukraine Hotel dove dormivamo per vedere centinaia di foto in bianco e nero di gente ammazzata a colpi di mitra giusto tre anni addietro: è che la pace sembra eterna).