Sulla mappa
Sono seduto sul divano. Sto leggendo un libro nel quale si citano ossessivamente alcune vie di Sarajevo. Di una di queste credo, dalla descrizione, di aver capito in quale quartiere si trova; la cerco, e quando penso di averla individuata allargo un po’ lo zoom capendo che con ogni probabilità si tratta della via che l’uomo con il quale passai un pomeriggio di agosto in giro per luoghi di guerra mi indicò con un’urgenza speciale. La vedi, mi disse, vedi quelle due torri. Sì, gli risposi, credo di aver capito di quali palazzi parli. Abitavo nel primo, continuò. E un giorno dovetti andare insieme a mio fratello a comprare il pane. Sapevamo che c’era un cecchino appostato, ma non potevamo continuare a restare fermi a casa senza nulla da mangiare, così scendemmo e poi ci lanciammo di corsa verso il forno e immediatamente sentimmo gli spari e il rumore dei proiettili che ci inseguivano e rompevano l’asfalto a una spanna dai nostri piedi. Sembrava la scena di un cartone animato, disse. Poi fece una pausa, e concluse: forse voleva solo spaventare i nostri genitori che ci guardavano dalla finestra, altrimenti ci avrebbe ammazzati. Erano bravi, i cecchini serbi. Ritorno sulla pagina e realizzo che l’autore ha la stessa età dell’uomo con il quale passai un pomeriggio di agosto in giro per luoghi di guerra, e che abitava letteralmente a due passi da casa sua. Probabilmente frequentavano la stessa scuola, compravano negli stessi negozi, cercavano di farsi notare dalle stesse ragazze. Io, l’uomo con il quale passai un pomeriggio di agosto in giro per luoghi di guerra, l’autore. Due gradi di separazione.
Mi capita spesso di leggere tenendo a portata di mano Google Maps. Villaggi, vie, laghi, strade, province. Mi piace collocare nel mondo i posti che non conosco, e soprattutto ritrovare quelli nei quali sono stato, e stupirmi di questo. E così ho una doppia storia delle mie visite, dei miei spostamenti: quella reale creata dal lavoro, dalle vacanze, dalle cose di tutti i giorni (o quasi: ma questa è un’altra faccenda); e quella dei libri. Che si mescolano, si sovrappongono e a volte diventano una cosa sola, e chissà che non lo sia veramente.