Madeleine
Ieri ero a pranzo dai miei. Una cosa semplice, mi aspettava un pomeriggio di lavoro e loro sono anziani (piuttosto anziani) e non mangiano né tanto né elaborato. E insomma, mentre mangiavo quel piatto di linguine sono stato trafitto dalla consapevolezza che arriverà un momento in cui quel sapore non potrò più gustarlo. Mangerò – come ho mangiato mille e mille volte in passato – cose più buone, anche molto più buone: ma mai più quelle, quei quattro o cinque piatti che hanno il timbro di mia mamma, con i quali sono nato, cresciuto e invecchiato, che potrei riconoscere a occhi chiusi in qualsiasi posto e in ogni momento. Mi è venuta una malinconia indicibile, e infatti non l’ho detta. Ho finito il piatto, e ho chiesto se fossero avanzate un paio di forchettate.
March 28th, 2024 at 23:17
Caro lei, come sa mi trovo in una situazione simile, con l’aggravante che mia mamma sempre più spesso giura di non aver mai fatto questo o quel piatto, quando invece per alcune prelibatezze è sempre stata detentrice di meritata cintura nera (su tutte ratatoujia, frittata con luppolo e melanzane alla parmigiana, che “potrei riconoscere a occhi chiusi in qualsiasi posto e in ogni momento”). Anziché malinconia – sa il cielo quanto poca ne meritiamo – ho trovato però il modo di trarre forza, e gioia, nel sapere che quel tempo c’è stato per davvero, e che quei ricordi multisensoriali mi accompagneranno finché la natura me ne concederà il beneficio. Avrò sempre con me la sacchetta di juta dove mettere la borraggine e i luppoli selvatici raccolti nella vasta campagna dietro casa, saprò sempre come posizionare le dita per scovolare gli gnocchi, terrò sempre un cucchiaio di ripieno dei ravioli da parte per poterlo mangiare di nascosto.
March 29th, 2024 at 13:59
Sì, capisco. Nel nostro caso invece la strada si fermerà e basta, siamo il prodotto dell’ibridazione di un passato lontanissimo in un territorio affatto diverso e certi rami semplicemente a un certo punto non germoglieranno più. La malinconia viene da quello.