A fianco
Non so se lo è anche in ordine cronologico, so che il primo ricordo che ho della mi’ mamma è di me piccolo – credo cinque anni, prima di andare alle elementari – seduto da qualche parte, probabilmente sul pavimento, che sfoglio qualcosa, probabilmente un fumetto, direi Topolino. Lei sta poco dietro la mia spalla destra, probabilmente inginocchiata, seguendomi mentre io passo il dito sulle figure e le parole scritte all’interno delle nuvolette sopra le teste dei personaggi: non la vedo ma so che è lì, al mio fianco; come fanno le mamme, come ha fatto lei per tutta la vita, ancora oggi. Ho imparato a leggere con mia mamma, no, la verità è che lei mi ha insegnato a leggere a dispetto della sua quinta elementare con l’amore che ha avuto fin da piccola per quegli oggetti nei quali gli umani hanno spesso distillato il meglio di quel che hanno dentro e che lei per tanto tempo ha solo potuto desiderare, lei che porta i due nomi della Madonna della Neve e a Milano usano il secondo e chiunque altro la conosca la chiama con il primo. Oggi arriva a ottantotto, ogni tanto parliamo di questo o quel libro, lei mi chiede di metterle qualcosa di nuovo sul Kindle, io penso che leggere è una delle tre o quattro cose più importanti della mia vita e infatti cerco di farlo in qualunque momento e situazione e non sono capace di addormentarmi senza le ultime due o tre o venti pagine della giornata e mi rendo conto di quale pazzesco regalo mi ha fatto, senza saperlo ma, sono certo, con tutta la forza che aveva, quella inscalfibile dei nuraghi dai quali viene.