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La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
(Gabriel Garcia Marquez)

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    30/06/2005

    Che differenza c’è

    Filed under: — JE6 @ 14:17

    Hai ragione, quante volte ti ho presa in giro perchè guardavi Sentieri, o – come si chiamava quell’altro orrore? Elisa di Rivombrosa? ecco, quello. Roba sdolcinata, da femminucce.
    Per fortuna non c’eri, ieri a mezzanotte; per fortuna non hai potuto vedere il mio sorriso di soddisfazione, quando Paul Falsone ha raccontato a Terri Stivers di aver dato il bacio della buonanotte a Laura Ballard. E hanno anche chiuso il caso del vino avvelenato. Per fortuna non c’eri.
    Homicide – Life on the street

    29/06/2005

    Poveretta

    Filed under: — JE6 @ 09:51

    Si chiamava Jessica. Con la gei.

    Chiodo fisso

    Filed under: — JE6 @ 08:54

    Ieri sera, alla domanda “Cucina alla birra accompagnata da birra artigianale, cosa c’è di meglio?” ho ricevuto due illuminate e illuminanti risposte:
    Due ore di ginnastica intensiva con la Arcuri
    Donne nude
    Onestamente, sarei tentato di dar ragione a questi intellettuali del Duemila, ma ho una reputazione da difendere.
    La ratera

    Fly ‘n’ shop

    Filed under: — JE6 @ 08:45

    Dopo i torpedoni organizzati per portare clienti nei grandi outlet della provincia padana, ecco l’accoppiata aereo+bus per condurre acquirenti compulsivi dalla Madonnina al Cupolone e viceversa. Milleduecento chilometri per comprare due felpe e tre paia di jeans, vedete voi se è un affare.
    Terravision, Ryanair

    28/06/2005

    Fast forward

    Filed under: — JE6 @ 09:28

    Secondo i maggiorenti della pubblicità italiana, il miglior amico del telespettatore italiano è il tasto dell’avanti-veloce: a sentire Massimo Costa, amministratore delegato di Young&Rubicam, “siamo l’Albania della réclame. (…) réclame, neanche pubblicità. È vergognoso il modo in cui lavoriamo in pubblicità, usiamo solo testimonial, i clienti e i pubblicitari sono troppo vecchi. All’estero comandano i giovani, la creatività è nelle loro mani. L’Italia è vecchia“.
    Nulla di nuovo sotto il sole, in effetti. Così si spiega anche perchè “un marchio di scarpe diventato popolare tra il fighettame metropolitano modaiolo come Bikkembergs (ai piedi di sciure milanesi e fashion victim varie) si affida nella sua nuova campagna a testimonial come Ravanelli e Cannavaro” (cioè un attaccante spompato e alla fine della carriera e un difensore il cui maggior pregio risiede nel cognome di famiglia). Una scelta sventata, per rispondere a Luca.
    Italia Oggi (a pagamento), Wittgenstein

    27/06/2005

    Europa unita

    Filed under: — JE6 @ 14:19

    Pensavo, dopo aver sedato un principio di aggressione ordito da un simpatico botolo duenne tedesco ai danni di mia figlia (grazie alla collaborazione del di lui padre), che a me – a differenza di molti appartenenti alla generazione dei miei genitori – non fa nessun effetto sentire un qualsiasi nipote di Goethe gridare “Raus!”. Forse ci vorrà molto più tempo di quanto non avessimo sperato, ma il sentirsi a casa a Milano come a Kyle of Lochalsh, a Colmar come a Tres Cantos potrebbe non essere una completa utopia.

    Guarda le figure

    Filed under: — JE6 @ 13:05

    Chi frequenta questi bit sa che il titolare ha una idiosincrasia per l’utilizzo di trucchetti grafici atti a sottolineare – ma più spesso, purtroppo, a spiegare – ciò che dovrebbe venir fuori dalle parole scritte.*
    E’ per questo che, nonostante apprezzi molto la qualità della scrittura delle prime novanta pagine di Molto forte, incredibilmente vicino, il titolare dichiara il notevole fastidio arrecatogli dalle numerose pagine di fotografie e dalle altrettanto numerose pagine riempite solo con due o tre parole poste nel bel centro del foglio (simulando il contenuto di un blocchetto appunti, o qualcosa di simile).
    Come diceva, il Sommo Carver? Niente trucchi, per favore. Appunto.

    *Si è mai letto un simile giro di parole per descrivere gli emoticons?

    26/06/2005

    Ma tu pensa

    Filed under: — JE6 @ 23:01

    Bastava poco: aprire un cassetto, tirare fuori la scheda elettorale, controllare le date dei timbri. Bastava poco per scoprire che, a dispetto di quanto scrivevo qualche giorno prima, il 15 giugno 2003 sono andato a votare.

    Per quello che conta: la cosa mi fa sentire un po’ meglio, ma certi ragionamenti di principio continuano a valere. Per gli altri e per me stesso.

    Traguardi

    Filed under: — JE6 @ 22:45

    Non so se era più felice mia figlia per i suoi progressi natatori o se lo ero io per aver felicemente concluso il primo sudoku della mia vita. Direi io, visto che ho iniziato – complice l’abbrutimento ferroviario già descritto – a inviare sms di infantile autocelebrazione. Per ricevere, pochi minuti dopo, una simpatica quanto ferale telefonata che abbassava notevolmente il livello del principale traguardo intellettuale raggiunto durante gli ultimi trentasei mesi. Ben mi sta, ecco.

    Latisana Choo-Choo

    Filed under: — JE6 @ 22:38

    Saranno i ricordi della più bella vacanza della mia vita, sarà il terrore che mi prende all’idea di affrontare certi tratti delle autostrade italiane, sarà il desiderio di cambiare mezzo dopo qualche migliaio di chilometri guidati durante le ultime settimane, ma continuo a provare un fascino masochista per i viaggi in treno.
    Masochista perchè ci sono pochi luoghi tristi come la sala d’attesa della stazione Centrale di Milano, perchè l’aria condizionata sull’Intercity per Mestre non funziona, perchè già nei primi cinque minuti di viaggio ci si imbatte in una teoria di lenzuola stese ad annerirsi sui balconi di Lambrate e di vetri rotti nei mille edifici di proprietà di Trenitalia che costellano i binari per chilometri e chilometri, perchè il treno parte già in ritardo e certo non lo recupera(così ti metti il cuore in pace da subito: la coincidenza è persa e morta lì), perchè la sala d’attesa di Mestre chiude – insieme a tutti i bar dei tre chilometri quadrati circostanti – alle dieci di sera (e va bene che adesso fa caldo, ma il viandante notturno invernale a Mestre cosa fa, accende un falò tra il binario 2 e il binario 3?), perchè i tuoi compagni di viaggio sono un branco di bizzarri soggetti all’interno del quale si distingue una signora che veste una collana di perle che neanche nei film dei telefoni bianchi ti è mai capitato di vedere e racconta che ha servito per tre volte la moglie di quello lì, ma chi è? è uno importante? come si chiama… Murdoch? ma non dirmi, fa quel lavoro lì?, perchè a Mestre alle sei del pomeriggio capisci finalmente il significato dell’espressione bolgia-dantesca, perchè c’è sempre un altro perchè e nonostante questo l’anno prossimo ci cascherai ancora.