La nicchia della nicchia della nicchia
Non so quanti fossimo ieri sera a guardare Michele Santoro. La nicchia della nicchia della nicchia, probabilmente – pochi. Pochi anche mettendo insieme i molti che erano nelle piazze, e quelli collegati via web. Ho letto poco fa: “Avete presente quella sensazione che uno ha una volta ogni 5 anni, di stare assistendo a un evento storico?” e ho cercato di capire cosa mi ero perso di così storico, di tanto rivoluzionario: la rivolta di ben pagati dipendenti Rai – che dalla prossima settimana torneranno a condurre i loro programmi – contro la loro dirigenza? Un evento del web creato in e dalla televisione? Il risveglio delle coscienze dal torpore e dall’indifferenza? Non voglio fare quello che sputa sempre e comunque su tutto e tutti (“il bambino che ha deciso di dire cacca”), ma c’è davvero qualcosa che mi sfugge: guardando la teoria di graditi ospiti, chansonnier stonati, comici di riciclo, tribuni imbolsiti, fili spinati mi è tornata in mente la manifestazione della CGIL di Cofferati al Circo Massimo, i mille milioni di persone, la rivoluzione tranquilla e ferma che da lì doveva partire; so benissimo che il non aver prodotto risultati di per sé non toglie valore alla manifestazione, ma guardo con perplessità al considerare eventi intrinsecamente vecchi (a meno di non voler definire “nuovo” il trasmettere in streaming, il che dovrebbe farci considerare Justin.tv come il laboratorio dell’umanità prossima ventura) come catartici e rivoluzionari: è tutto molto coerente con le eccitazioni del nostro microcosmo internettaro e socialcosistico, quello nel quale ogni volta il PD dovrebbe avere una tale maggioranza elettorale da impietosirsi e regalare una manciata di parlamentari a Berlusconi tanto per dare senso al termine “opposizione”; ma qui si è smesso di ridere ai monologhi di Luttazzi tanto tempo fa.
March 26th, 2010 at 10:09
“la speranza è una trappola” diceva ieri sera Monicelli. D’accordo, ma l’alternativa? Partecipare all’evento di ieri sera ha significato, per me, confrontarmi con intelligenze liberali, informarmi in maniera trasversale, capire di far parte di un “gruppo”. il gruppo di quelli che sono indignati, che pensano che qualcosa si possa fare, e che quel qualcosa cominci dallo spegnere la tv e aprire quello streaming. ci vorrà ancora del tempo, niente è ancora detto, ma secondo me è già qualcosa.
March 26th, 2010 at 10:53
Sarà questione di età, io le intelligenze liberali le sento da quando lei – per sua fortuna – non era ancora nata, il gruppo è sempre il solito (e infatti si predica ai convertiti), eccetera eccetera. Non sono qui a dire che non si può fare nulla, sono solo parecchio perplesso di fronte a questo tipo di “come” e di “cosa”.
March 26th, 2010 at 12:17
Uno dei motivi per cui superare il berlusconismo è anche liberare Luttazzi dal demone dell’antiberlusconismo a prescindere.
Così ripulito può tornare a fare quei salti mentali che solo lui sa fare.
La struttura della battuta sul finire della spiegazione del sesso anale è superba.
1. oh sì sì sì (e qui volendo ci arrivano tutti)
2. sborrami sulla schiena! (nemmeno hai finito di ridere all’oh sì sì sì che lui è già avanti)
3. ma attento ai capelli! (game set match Luttazzi).
March 26th, 2010 at 23:55
Sir, di tutte le persone di cui ho letto ieri su FF lei è quello il cui post rappresenta bene il mio pensiero. Potrà essere poco importante ma pur militando in aree poltiche (direi meglio pur avendo simpatrie, che militare impòlicherebbe una partecipazione attiva) sono totalmente d’accordo col post.Lo strano è che mi è pure successo con tanti ieri su FF che esprimevano lo stesso dubbio ed era tutta gente intelligente e di Sinistra (PD tutti penso). Sarà anche un caso ma in questi giorni finalmente, dopo le sparate terrificanti del PDL sul milione in piazza, che ho sentito dare per la prima volta delle valutazioni esatte sulle manifestazioni da Cofferati (incluso) in poi.
March 29th, 2010 at 10:31
A me dà l’impressione che tutte queste iniziative – popolo viola, trasmissioni in streaming – non creino coscienza ma una sorta di euforismo populista che, oltre a non tradursi poi in voti, copre occhi e orecchie con un velo fatto di ‘Siamo tantissimi’ e ‘Anche io la faccio fuori dal vaso’: mi dà l’impressione che abbiano lo stesso effetto tangibile di un gruppo su Facebook.