Titoli di coda
Mi dovrei profondere in ringraziamenti personalizzati, ma cercate di capire che l’elenco – davvero – sarebbe troppo lungo. E rischierei di dimenticare qualcuno, e son cose che non si devono fare.
Sapete, questa mattina avevo in testa una serie di belle frasi da pesticchiare con ardore sulla tastiera. Come spesso capita, sono evaporate lungo i sette chilometri che mi separano dall’ufficio. Stando alle teorie del Sommo Marquèz, non era roba buona, e quindi son contento di non ammorbarvi.
Allora, frugo nelle tasche e trovo poco. Accontentatevi, viandanti ed avventori dello Squonk Store. La lampada a strisce rosse e bianche rimane accesa, ed anche la sedia di vimini rimane al suo posto (Sab, ogni tanto lasciala libera). E’ stato un piacere incontrarvi, sarà un piacere ritrovarvi.
A bos menzus bidere.
[Dimenticavo: lunedì 1 settembre, prima puntata di “On The Blog”, racconto breve basato sull’ormai vetusto sondaggio “Come hai detto che ti chiami?”. Che dura vita, si va in vacanza e si continua a lavorare]
01/08/2003
A sud di dove
[Grazie a Carlo per aver smosso i ricordi di viaggio]
Ad Ankara, a due passi dal Museo degli Ittiti, c’è la cittadella vecchia. Ci si entra quasi per caso, perchè non è quel che si dice un posto per turisti. Non ho idea di come fosse la Turchia cinquanta o cento anni fa, ma non doveva essere molto dissimile da quello che si vede in questo quartiere arroccato sulla collina. Se guardi in basso, vedi il brulicare delle automobili, il mausoleo di Ataturk, palazzi e grattacieli; dietro di te, case piccole, buie, tetti improbabili, capre che girano libere nei vicoli, fogne a cielo aperto. Quello che si potrebbe definire il sud, nel sud del mondo.
Ad Atlanta, a due passi da downtown, dalla sede della CNN e della Coca-Cola, parte un lungo viale che, in poche centinaia di metri, ti infila nel vecchio ghetto nero. A seguirlo, si arriva alla casa di Martin Luther King, una piccola villetta di legno, circondata da un microgiardino. Alle tue spalle, il tipico skyline americano, fatto di grattacieli, cristalli, e più sotto limousine e negozi e dollari; di fronte, altre case con le finestre infrante, l’ostello YMCA, vecchi e ragazzi seduti sui tre scalini dell’entrata di casa. Quello che si potrebbe definire il sud, nel nord del mondo.
Insomma, c’è sempre un sud nel quale vivere. Spesso, è un sud senza nord.