Noi, ragazzi dello z…
Noi, ragazzi dello zoo del marketing
[Questo post è una lunga difesa corporativa. Posso? Sì, dai. Grazie.]
Qualcuno di voi sa che di lavoro faccio il marketer. Per la precisione, il direct marketer.
Nel personalissimo tabellino di molta gente di mia conoscenza, la mia professione non gode di grande stima. Siamo quelli della persuasione occulta, siamo quelli che cercano di farti comprare cose di cui non hai bisogno, siamo quelli che amano ridurre la complessità del mondo alle categorie della Sinottica Eurisko, quelli che mettono una parola di inglese ogni due pronunciate (ed in genere sono parole come brainstorming, cross-selling, upgrade, brunch), quelli che se ne fottono della privacy.
Quelli del marketing, in tante aziende, è un insulto sanguinoso, lo dico per esperienza. E voi lo sapete, chissà quante volte lo avete detto, scuotendo la testa.
Ma non siamo così cattivi, sapete?
La persuasione occulta, se mai è esistita, è cosa di cinquant’anni fa. Sì, certo, facciamo ancora largo uso delle emozioni per farvi prendere una decisione, ma non lo fate per caso anche voi, così spesso da non rendervene neanche conto? Provate a rimorchiare una ragazza dicendole sai che hai un gran paio di tette? se me le fai usare come cuffie, giuro che non te ne pentirai; quante probabilità di successo avete? Hm. Buttatela sul bello e maledetto (se potete), o sullo sfigato ma tenero (più probabile, vero?). Le probabilità sono aumentate, vero? Ecco. Avete usato le sue emozioni, bastardi.
E poi, la complessità del mondo. Certo, amici, lo so anch’io che ognuno di noi è storia a sè. Ma dite, non usate anche voi categorie di pensiero e di classificazione? Sapete, cose del tipo le donne son tutte puttane ad eccezione della mamma e della sorella, oppure gli americani? quegli zoticoni incolti e guerrafondai?, vicentini magnagati, o, chessò, noi siamo antropologicamente diversi. Perchè, vedete: da un lato il mondo è troppo complesso, e le categorie, gli schemi ci aiutano a sopravvivere credendo di capirlo; e dall’altro, scava e scava, ti rendi conto che in fondo, sì, è vero che con certe persone hai più cose in comune che con altre, e scava e scava, la Sinottica Eurisko disegna il mondo con l’accetta, ma l’immagine che ne risulta non è molto lontana dal vero.
E le parole che usiamo. Ossignur. No, dite, voi non avete un vostro gergo, uno slang che accomuna voi e quelli come voi, che usate in un certo ambiente? Massì che ce l’avete. Ognuno di noi ce l’ha. Ce n’è uno per la caserma ed uno per la scuola, uno per i fidanzatini di Peynet ed uno per gli sposi attempati, uno per le compagnie di Quarto Oggiaro ed uno per gli oratori, uno per i venditori ed uno per i filosofi. Ora, noi per lavoro facciamo quello che voi fate per vivere: parliamo con la gggente. E siccome abbiamo come missione quella di farci capire, se entriamo al Bar Mario useremo quelle due parole di milanese che ci ha insegnato il suocero, ordineremo rumorosamente una birra, la berremo, rutteremo e ne ordineremo un’altra, ed intorteremo il cliente facendolo parlare di gnocca e calcio. Ma, da bravi camaleonti, quando verremo invitati (senza un valido motivo, certo) ad unirci ad un consesso di scienziati, scaveremo nella memoria, recupereremo un paio di puntate di Quark, e saremo capaci di usare quelle quattro parole che abbiamo imparato (non da Piero Angela: da Paco Lanciano, che è un fisico alla Stephen Hawking, mica cotica. A proposito, abbiamo anche letto la quarta di copertina e l’introduzione del libro di Hawking, quello sui buchi neri. Poi siam tornati a Blek Macigno).
E va bene, mi sono spiegato? Nella nostra vita facciamo marketing mille volte al giorno, per mille motivi diversi, alcuni nobili, altri meno: di questo, lamentatevi con Nostro Signore, se la cosa non v’aggrada.
Per quanto mi riguarda, è un lavoro che mi piace da matti. Sono contento di quello che mi ritrovo scritto sul biglietto da visita. Perchè sapete cos’ha di bello il marketing? Sedetevi, forza.
Ha di bello che, per farlo bene, devi ascoltare, e guardare. Il mio lavoro lo fate voi: vi guardo, vi ascolto, vi leggo. A volte mi piacete, a volte no. Ma in generale, credetemi, è una bella cosa. Bella davvero, è proprio una gran fortuna.
Vi vedo che scuotete la testa. Non so che farci. O forse sì.
Ve la ricordate Jessica Rabbit? Io non sono cattiva, mi disegnano così. Ecco.
January 13th, 2004 at 14:09
perfetto…bellissimo post..mi hai fatto piangere… adesso senta, scusi, potrei comprare quel coso lì…si insomma quel coso… la pubblicità era favolosa, anche se non so a cosa serva…
Gaspare
PS= per la precisione: questo commento vuole essere spiritoso e non offensivo (abbiat epietà nel giudicarlo, ho fame, e non connetto)…
January 13th, 2004 at 14:11
Io, da parte mia, non posso che invidiarti.
Perché fai un gran bel lavoro, che ti permette di guardarti intorno, di osservare, di cercare, di frugare, di leggere, di documentarti, di capire (a che pro poi non voglio discurterne, perché tu steso ne hai già ampia consapevolezza). Anzi, si nutre proprio di questo.
E perché tu, come altri che ho conosciuto di recente seguendo la trama dei blog affini, scrivi bene, un gran bel po’ 🙂
elena
January 13th, 2004 at 14:13
Se hanno sdoganato Stephen King, chi siamo noi per ghettizzare i marketer? Adotta anche tu un marketer a distanza. Un dono ti fa buono (spesa)
January 13th, 2004 at 14:20
Io l’ho sempre detto. Anche gli uomini di marketing hanno un cuore. A volte anche una rosa tra i denti.
January 13th, 2004 at 14:31
Sir, vorra mica un aumento?
January 13th, 2004 at 14:34
Noi tecnici, quando in un’azienda le cose vanno male diamo sempre le colpe a quelli del marketing (espressione gentile: quella più usuale è ‘i markettari’). Quelli del marketing penso facciano lo stesso con noi. Ma in fondo sono anche loro esseri umani forse.
(PS. non mi puoi accusare Shangri-La di essere criptica e poi buttar là la Sinottica Eurisko come se parlassi di gnocca)
January 13th, 2004 at 14:46
1) Io accusare SL? Dove-come-quando?
2)La sinottica Eurisko sta descritta da queste parti, verso metà presentazione: http://web.uniud.it/fali/corsi_laurea/relazioni_pubb_no/documenti_scaricabili/Sacco/UV2parte2002-03.ppt
January 13th, 2004 at 14:46
Adesso vado dal Direttore Marketing e gli dico che l’ho sempre amato.
January 13th, 2004 at 14:53
Vuol dire che il pareo gliel’hanno disegnato addosso?
Occomemidispiace… l’avessi saputo prima, non l’avrei chiuso con lo spillone!
Essi, l’ho capito quel che voleva dire, sir Squonk… è che lei, a volte, prende tutto troppo sul serio, e qui non si possono neanche disegnare le faccine, uffa. E poi, se parlano male di quelli del marketing,si figuri che dicono degli analisti (specialmente ora).
January 13th, 2004 at 14:54
Ogni professione può avere dei lati ridicoli, sgradevoli, fonti di critiche e lazzi (vogliamo parlare dei medici, assicuratori, avvocati, programmatori computer, giornalisti, professori, idraulici, ingegneri etc etc etc, protgonisti di mille barzellette e altrettanti luoghi comuni?). Ma dietro ogni professione c’è sempre un essere umano, più o meno in gamba. Sergio è in gamba, anzi, estremamente in gamba. E ha scritto cose secondo me giustissime. Bravo!
January 13th, 2004 at 14:58
E adesso siediti tu su quella seggiola, che ho un paio di cose da dirti. L’uso delle emozioni è (sì, sto per dirlo) pura sofistica e io ho appena detto che “ingiustamente” Platone mette al bando la sofistica per questo e per altri motivi. Per cui, sfondi una porta aperta. Per la nomea che tocca a voi markettari, prenditela all’80% con Platone, quindi, e per il restante 20% con i tanti diociscampieliberi imbarcatisi sul Titanic della gnueconomy. Per quanto riguarda le classificazioni categoriali, passa pure alla cassa: Aristotele accetta anche carte di credito, quanto ai giochi linguistici, invece, herr Wittgenstein (quello senza blog) sarà lieto di conferirne con te. I markettari sono svillaneggiati per molti motivi: in un’azienda, sono in media quelli che guadagnano di più, e – sempre mediamente – non sembrano brillare per intelligenza. Spesso e volentieri, sono figlioli di buona famiglia, abituati a un certo tipo di ambiente, nient’affatto usi a parlare con la ggente, che, credo, non sanno nemmeno dove sta di casa. Parlo di quelli che ho conosciuto io, ovviamente (magari son stata sfortunata), quelli con l’occhio vitreo che non t’ascoltano proprio quando parli e che ho più volte sbertucciato. La tua professione del resto non è l’unica a non avere buona fama e non potrebbe essere diversamente, visto che viviamo in un Paese dove s’è smarrita la cultura del lavoro. Circa il marketing, diciamo così, come “disciplina” e circa la visione del mondo e della comunicazione che essa coltiva e veicola, il marketing stesso non avrà mai (ma su questo non sarai d’accordo) gli strumenti, la profondità teoretica e la distanza necessaria per fare una radicale autoanalisi. Tanto più che mutua dalla filosofia concetti dei quali ignora la genesi e il gesto fondativo. E’ propria della filosofia la pretesa di giudicare gli altri saperi, essendo lei stessa il terreno di coltura di tutti. Ma questo ha a che fare con il modo in cui nasce e si struttura la cultura occidentale, mica è un fatto di pregiudizio. (Cento punti a quello delle tette-cuffie, cinque punti in due tra il maledetto e sfigatiello: del primo mi fa ridere che sia abbastanza sbullonato da non aver paura di me, dei secondi penso: su che canale sono, Italia1 o Canale5? Spesso le donne non sono quel che sembrano. E’ che le disegnano così, appunto).
January 13th, 2004 at 15:07
personalmente differenzio molto il mio giudizio tra coloro che si occupano di marketing strategico e quelli che si occupano di marketing operativo…
January 13th, 2004 at 15:13
Ma c’e’ davvero cosi’ tanta gente che ghettizza qualcuno dal lavoro che fa perche’ lo porta ad adottare una determinata terminologia? Mica per altro Sir, ma certi tizi li si puo’ sempre mettere in dima su un apposito ponte. Ecco, ci sono cascata…
January 13th, 2004 at 15:15
concordo con mitì.
January 13th, 2004 at 15:19
Sorellina, in quell’Ade chiamata Bocconi, noi specializzandi in marketing eravamo i cazzoni, i tosti-duri-e-puri erano quelli che facevano finanza, amministrazione e controllo, roba così. Io temo che tu abbia incontrato una gran parte di quel 20% che contribuisce alla nostra cattiva nomea (d’altra parte, visti i luoghi che frequentavi, mica mi stupisco).
Quanto alla retribuzione, mi sa che non hai mai incontrato un venditore di medio livello nel settore IT (informatica, va bene), ma è vero che non ci si può lamentare; d’altra parte, vale lo stesso discorso che fanno Vieri e Del Piero: mica li obblighiamo, a pagarci (e comunque, non è così tanto, nella old economy: credimi).
Infine: se abbiamo un superiority complex, questo si esprime nel credere (non senza qualche buona ragione) che conosciamo il mondo. Se non lo conosci, non fai vendere. Detto questo, il sottoscritto si inchina davanti ai filosofi: quelli defunti, e quelle vive. Sul serio, grazie di esistere.
January 13th, 2004 at 16:51
devi aver cancellato qualche commento per sbaglio. qui, di filosofia, non ne vedo.
January 13th, 2004 at 17:44
Letta la Sinottica Eurisko. Da ingegnere desideravo un test per pesare-misurare-quantificare cosa risulto io (mi sembra di essere un impegnato, ma forse è solo wishful thinking). Molto interessante, l’idea è che per sapere cosa una persona compra bisogna capire che è. E bravo Squonk a difendere con orgoglio il proprio mestiere e la propria cultura.
January 14th, 2004 at 09:20
Quello di cui parli tu – ascoltare, guardare, capire i bisogni, agire sulle emozioni – è la parte più nobile e teorica del marketing.
La realtà , ahime, è ben diversa. Specialmente nel marketing del largo consumo le logiche che stanno a dietro alle decisioni di marketing seguono ben tutt’altre dinamiche (politiche interne, fare in modo che il consumatore consumi di più dandogli la percezione di consumare sempre la stessa quantità , gestione dei centri di costo ecc..).
Se però lì da te seguite pedissequamente logiche kotleriane, allora buon lavoro. Di cuore.
January 14th, 2004 at 09:41
Tutte le professioni sono squalificate dall’ 1% di cazzoni che ci sono dentro. E tutte le generalizzazioni sono false, questa compresa.
January 14th, 2004 at 09:49
Michele, intendiamoci: mica è tutto rose e fiori. Le aziende stanno in piedi se vendono, oppure se si creano delle succursali alle Cayman. Della seconda alternativa non mi occupo, quindi parlo della prima.
Ora, è ovvio che lo scopo dell’azienda (mica solo di noi marketer) è quello di avere sempre più clienti che spendono sempre di più, al contempo risparmiando sui propri costi di gestione. Quindi, tra i nostri compiti, abbiamo quello di studiare i nostri clienti o potenziali tali per capire come spingerli a comprare di più: è una cosa poco nobile? Non so. Alla persuasione occulta nei confronti degli adulti non ci credo più da tanto tempo (se mai ci ho creduto), perchè c’è un elemento formidabile sul quale noi non abbiamo controllo: i soldi che i consumatori hanno in tasca; se ce li hanno, ne possono fare quello che vogliono, le alternative (anche di tipo “etico”) certamente non mancano.
January 14th, 2004 at 10:02
Penso che il primo post di DaiBlog sarà un link a questo 🙂