Pretenziosa critica letteraria
Sto finendo Americana di Don DeLillo.
Non so se l’autore sia davvero uno dei massimi romanzieri americani contemporanei, come recita la quarta di copertina. Mi auguro che la narrativa americana sia messa un po’ meglio, ma comunque mi leggerò Underworld, prima di emettere il verdetto finale.
Insieme a L’elenco telefonico di Atlantide, Americana è il secondo libro che mi passa tra le mani, nel corso degli ultimi mesi, che si sviluppa secondo lo stesso schema: duecento pagine splendide, le prime, nelle quali si descrive in modo magistrale un ambiente di lavoro; e poi, altre trecento di voli, salti, personaggi poveri e deboli, e qualche centinaio di migliaia di parole messe lì in attesa della parola fine.
E’ interessante questa capacità di parlare dei luoghi dove la gente vive davvero per dieci, dodici ore ogni giorno, di saperne tirare fuori l’essenza, di metterne a nudo le piccolezze, le meschinerie, le invidie, gli eroismi, le fatiche, di dire ciò che il lettore sperimenta quotidianamente creando immedesimazione e al tempo stesso ripulsa, e quindi coinvolgimento.
Ed è altrettanto interessante notare come poi, non appena le pagine lasciano i corridoi, gli uffici, gli interfoni, gli amministratori delegati e le colleghe puttane, le storie crollano in modo abbastanza miserevole: come se gli autori (così diversi tra loro), una volta staccati da una specie di proprio habitat, non fossero più capaci di trovare le parole per raccontare persone, storie, sensazioni.
Intendiamoci: due libri, messi di fronte alla sterminata produzione letteraria che sgomita per trovare uno spazio in libreria, non sono certamente un campione statistico di qualche valore. Ma a me, Avoledo e DeLillo sono stati “venduti” come due Romanzieri, gente che si merita la maiuscola. E allora, questo mi fa pensare. Male, certo.
April 6th, 2004 at 17:48
Goppai, DeLillo non l’ho letto (e visto come ne parla lei non so se lo farò), ma le consiglio assai caldamente Paul Auster. Lui, le assocuro, è un romaziere.
April 6th, 2004 at 21:13
Concordo, assolutamente, su Avoledo: sei tutto contento di aver trovato un libro che inizia così bene e poi, da un certo punto in poi, ti vien voglia di buttarlo via.
A questo punto non so se leggere De Lillo (verso cui ho sempre avuto una misteriosa ripulsa)… magari leggo le prime duecento pagine e poi lo presto a qualcuno, va bene?
April 7th, 2004 at 00:25
tra DeLillo (sulla base del solo Rumore bianco) e Avoledo (anche se il finale è debolissimo, e il fatto di averlo ammesso lui stesso nel libro non è una scusante) non ho comunque dubbi a dare la palma di romanziere al secondo. ma forse ci sbagliamo, visto la quantità di fan che ha il vecchio Don
April 7th, 2004 at 14:29
A pensar male si fa peccato ma ci si indovina.