Crescere
Luca, forse la verità – se ce n’è una – sta nel mezzo. Da un lato, il clima della gita scolastica, la goliardia recitata vengono usati (in dosi troppo massicce? Forse, o forse no) come antidoti nei confronti del trombonismo di cui è così facile cadere vittime in questa terra di retori. In questo senso, non mi dispiacciono, ed anzi le ritengo utili: come un vaccino, appunto. Mi tengo il mio Sir come se fosse un Er Patata, il soprannome che si usa al bar o tra compagni di scuola, che poi – quando c’è da andare su faccende serie – lo so che mi chiamano per nome.
Ma comunque io (e sottolineo: io) sento la necessità di qualcosa in più. Vorrei che questa “cosa” (il bloggare) che faccio tutti i giorni riuscisse a crescere. Riuscisse, non so come dirlo e anzi sono sicuro di dirlo male, ad andare “oltre” le persone, gli amici. Vorrei che diventasse adulto mantenendo la capacità di giocare. Vorrei che riuscisse a mettere insieme gli aperitivi al Movida e le passeggiate Via Larga – Piazza Conciliazione. Vorrei – mi ripeto – che diventasse capace di prendersi sul serio senza credersi il centro del mondo.
Qualche buon esempio, in giro, io credo di vederlo. Quale sia, questo non importa.
May 11th, 2004 at 14:08
“La verità sta nel mezzo” (cioè nello strumento?) è molto, molto terzista
May 11th, 2004 at 14:43
“Quando ho cominciato quel diario conoscevo poco il mondo e l’incoscienza e l’egoismo che mi facevan dare dei giudizi che rileggerli adesso mi vengono i brividi, così direbbe il mio io maturo.
Quando ho cominciato quel diario ero libero, e la libertà e la forza mi facevan dare dei giudizi sul mondo che non posso rileggere senza ammirazione, così direbbe il mio io…”
(Paolo Nori, “Pancetta”)
Nel mezzo ci sta quel che ci vogliamo mettere, Sergio.
Come per esempio – e per niente minimo – il fatto che i tuoi ultimi due post e realtivi commenti, m’han fatto riflettere e capire cos’è scrivere un blog più di mille convegni ad hoc.
Ai quali – ihmo – si partecipa in tutti i modi possibili: dai “trenini” al prendere appunti, dal dormire su una collinetta a parlare al tavolo dei relatori, dal salmodiare “mioddio” al ridacchiare nell’ultima fila.
Tanto poi, il giorno dopo, saremo di nuovo soli di fronte al monitor, con la speranza e la voglia di sentirci meno solie di conoscere/ci/ un po’ di più e meglio.
Un abbraccio dall’ultimo vagone.
May 11th, 2004 at 14:53
(a Sergio e a Luca). A parlare astrattamente di “blog”, invece che semplicemente scrivere (e “creare”) sul (e grazie al) Net si rischia non di fare il trenino della retorica, ma di perdere il treno( primo, penultimo o ultimo che sia). [PS: ricordo che avevo da poco inziato a scrivere sul Net, quando una persona mi scrisse incuriosito chiedendomi se poteva farmi un’intervista. Le sue domande erano brevissime: 1. che cos’è il tuo blog; 2. cosa ci vuoi fare con il tuo blog. Gli risposi altrettanto sinteticamente più o meno così: il “blog” è quello che leggi e quello che ci voglio fare lo sto già facendo.]
May 11th, 2004 at 15:01
Ho replicato da me, per non compromettere i commenti qui.
May 11th, 2004 at 15:21
Il gioco è la cosa più seria che ci sia. Perchè è l’unica attività che, se non crede in sé stessa, non ha luogo.
May 11th, 2004 at 15:47
non sono mica sicuro sir squonk. e se fosse che il bloggare è *già* quella cosa che dici tu? insomma forse che il Guardian e il Sun non sono egualmente giornali pur essendo così diversi?
ci sono in giro esempi preclari di blog che fanno un discorso tutt’altro che facile, tutt’altro che banalmente diaristico e fuffarolo. intendo dire blog che fanno la Loro Cosa con serietà ed impegno, sperando in cosa bene non si sa, ma la fanno. cavoli se la fanno.
poi li metti insieme ai loro simili e per qualche ragione immediatamente si innesta lo “sberleffo mode”. perché?
la mia risposta (probabilmente sbagliata) è: mancanza di interessi. i blogger sono (fingono di essere) dei cazzoni perché non hanno nulla da perdere, lavorano gratis, sono padroni di sé stessi, posono fottersene di tutti quelli che stanno dall’altra parte della cattedra ed hanno stipendi, baronie, parentele e via cantando da difendere.
insomma io al convegno nazionale dei direttori marketing il trenino dell’amore non lo farei mai, ad un incontro stampa-blogger invece lo farei di sicuro. la ragione è che di là mi gioco lo stipendio e di qua no.
poi c’è da aggiungere che la blogsfera è una comunità straordinariamente aperta e straordinariamente chiusa allo stesso tempo. è aperta nel senso che chiunque dotato di un pc e di un cervello può accedervi (e perfino diventarne un membro prominente) ed è chiusa nel senso che chiunque non abbia un blog viene considerato da chi ce l’ha privo di titolo per esprimere la propria opinione. quanto giustamente non voglio dirlo (perché dovrei dire MOLTO giustamente e non so se è il caso). comunque le cose stanno in questo modo, e la disapprovazione blogsferica assume, per sua natura, la forma dello sberleffo.
come al solito pochi concetti ed alquanto confusi. che ci posso fare se non sono un giornalista? uffi 🙂
May 11th, 2004 at 15:49
il commento precedente iniziava con: forse che il Sun e il Guardian non sono egualmente giornali…
May 11th, 2004 at 16:27
Bravo Livefast! E’ un po’ quello che scrivo Locke sul dilettante, termine dispregiativo che in realtà significa “colui che fa le cose per diletto”. E qual è una guida migliore, il soldo o il diletto?
May 11th, 2004 at 16:47
Allora mi dia il suo portafogli, Maestrina (ecco, vedano, lo sapevo: ho usato il Lei e ho abbassato il livello dei commenti. Si ignori, per piacere)
May 11th, 2004 at 16:49
E qui, pur essendo d’accordo con voi, si ripiomba nella “querelle/non-querelle” scrittori professionisti-blogger già sfiorata/impattata/mai risolta a Napoli qualche mese fa.
May 11th, 2004 at 16:53
Ah, Lo prenda pure, Herr Effe. Al limite andrà in palestra al posto mio 😀
May 11th, 2004 at 16:55
No, Strel, non era quello che intendevo: io faccio praticamente la stessa cosa gratis e pagata. Indovina quando sono al mio meglio?
(astenersi da Facili Battute)
May 11th, 2004 at 17:06
Giustissimo! Son perfettamente d’accordo con te, Mafe. Solo che quando non si è pagati si muore di fame o si va a rubare. E, dall’altra parte, anche se si è pagati per una cosa che ci piace fare, non si riuscirà mai ad avere lo stesso tipo di soddisfazione che si ha quando la si fa gratis. Forse il tutto ha che fare con il superamento della dicotomia arte/vita. O forse sto prendendo un abbaglio e son fuori tempo massimo per scrivere così.
May 11th, 2004 at 17:48
scusate, forse la faccio troppo semplice, ma a quel convegno lì non penserete mica che si potesse fare altro? Io non mi sono certo addormentato sulla collinetta finta per situazionismo o goliardia (e lo dico con rispetto e anche affetto per chi stava dietro alla scrivania). Dopo Napoli, io ammetto di andare in giro solo per il piacere – che non credo infantile – del viaggio e dell’incontro. O per “fare”. O dove si discute di qualcosa di specifico, e non “di blog” (che, come dice Luca, non esistono: esistono “questi blog” o “questi altri”). Quanto allo scrivere, volendo si può benissimo essere seri, affrontare argomenti pesi, senza farlo col bazooka o con la toga. O anche no, mica è obbligatorio, non c’è mica un modo giusto di fare e uno sbagliato. Ma se si vuole, i modi ci sono. Faccio un esempio un po’ “scorretto”: il blogrodeo on line – non quell’altro – è una cosa, secondo me, molto seria, ma non immaginate (quelli qui che non lo fanno con me) che fatica e lavoro per non farlo mai capire. Solo così funziona e spinge a “scrivere per la felicità di scrivere fregandosene della prestazione”, come dice un’amica. Almeno credo. Poi i motteggi, il “lei” e altre cose sono codici di gruppo. Al di fuori non interessano, ovviamente, ma al di dentro non servono per recitare alcunché, sono solo giochi. Ma Luca, tutti ne usano. Ognuno ne usa con i suoi “affini”. Quando tu parli con Rocca o quando parli di musica con Emmebi, usi un codice e sottotesti che per metà io non afferro nemmeno. Capisco però che siete amici, e ascoltarvi mi diverte per questo, anche se so di non capire tutto.
May 11th, 2004 at 18:38
Ecco, avrei voluto scrivere esattamente le stesse parole di B.Georg o perlomeno esprimere gli stessi concetti. In genere non commento mai soltanto per dire “Concordo e sottoscrivo”, ma in questo caso davvero non saprei che aggiungere se non i complimenti per la chiarezza dell’esposizione. E circa il Blogrodeo, lo supponevo, lo suppo.
May 11th, 2004 at 19:06
E io pure, concordo e sottoscrivo.
May 11th, 2004 at 19:22
Se scrivo anch’io concordo e sottoscrivo, comincia già a diventare un trenino di commenti, he eheeee.
May 11th, 2004 at 19:27
Braaasil…
May 11th, 2004 at 19:32
Io concorde, voi trenino?
May 11th, 2004 at 20:01
Grazie al poeta ora posso tornare a giocare con i trenini senza sentirmi in colpa.
May 11th, 2004 at 22:40
Io vi ringrazio, sul serio. C’è chi dice che da queste parti si fa fatica a commentare, e forse ha ragione, ma oggi si è fatta eccezione. E di questo sono contento.
Non voglio chiosare quello che avete scritto: voglio solo essere chiaro, ciò che IO ho scritto vale per me e solo per me. Non intendo mettere in bocca a nessuno parole che non ha detto e non vuole dire. Non voglio coinvolgere altri nei miei imbarazzi e nei miei dubbi, nè tacciare alcuno di infantilismi che so – proprio perchè conosco di persona molti di voi – non essere veri.
Lo so, nel post precedente ho usato dei “noi” di troppo; prendeteli come un plurale maiestatis, ecco. E spero che, da questi “noi”, nessuno si sia sentito offeso.
May 11th, 2004 at 23:14
Noi personalmente siamo offesissimi. Credo persino che non le presteremo più la palla. E niente scambi di figurine e di merende.
May 11th, 2004 at 23:20
Non si preoccupi delle minacce di sphera: si è già creato un florido mercato nero di figurine e di merende riservato solo a chi abusa del “noi” maiestatis.
May 11th, 2004 at 23:22
(dimenticavo: per blogpalla, invece, temo si dovrà rassegnare. Ed io con Lei.)
May 11th, 2004 at 23:36
Il pudore e l’understatement di Squonk (si può dire understatement, o è peggio delle faccine ?) riportano spesso le discussioni al contesto e ai toni dai quali erano partite, evitando il rischio di farla fuori dal vaso, e questa mi sembra una bella cosa.
Riguardo alla difficoltà del commentare da queste parti, penso sia un dato di fatto, perchè qui i commenti sono in genere più curati che altrove e di fatto limitati ad un numero ridotto di persone che sanno scrivere bene; non mi stupisco quindi se chi non fa parte degli aficionados di Squonk ha timore di inserirsi tra divertissement e calembour e preferisce leggere i commenti piuttosto che scriverli.
Ci sono poi altri, come il sottoscritto, per i quali il non far parte della cerchia dei virtuosi del commento pone problemi pari a zero; quando mi interessa commentare mi metto lì e scrivo, senza essere inibito dal pensiero di qualcuno che potrebbe scrivere le stesse cose meglio di me. Se questo qualcuno c’è, e se scriverà, sarò contento di leggerlo.
May 11th, 2004 at 23:52
permettetemi alcune riflessioni (i politici in tv iniziano sempre così, funzionerà?): la prima, che questo blog è uno dei pochi mi consente di commentare. che i convegni barbosi vanno sempre sdrammatizzati (anche quelli di lavoro…livefast, in un’azienda di marketing se sei un invitato grigio, resti al palo, se diventi un protagonista multicolor, farai un ‘grande balzo in avanti’) infine, che io ho cominciato e continuato a scrivere solo perchè è bello segnarsi giù i pensieri del momento. e leggere e discutere quelli degli altri. aggiungo inoltre che far parte di una minoranza si confà pienamente al mio snobismo di
milanese-al-di-là-dell’aperitivo! peccato non essere venuto a torino…
May 12th, 2004 at 11:21
perdonate la forumizzazione (ma questo è il post di ieri, nessuno legge il post di ieri no?) devo rispondere ad Albertaccione: non era mia intenzione magnificare il grigismo come metodo di conservazione dello stipendio, semplicemente volevo dire che ogni ambiente ha i suoi codici di comportamento che è interesante evolvere in maniera personale ma controproducente stravolgere o peggio ignorare. blog e altre forme di scrittura sono noveri affatto eterogenei con codici (non so quanto consequenzialmente) diversi. dunque che i blogger appaiono maleducati, leggeri, cazzeggioni quando sono fuori dal loro ambito non perché effettivamente lo siano ma perché si tende a valutarli secondo un metro sociale che non è il loro. ecco, secondo me questo è l’errore che commette squonk – se di errore si può parlare -: applicare alla blogpalla il metro della scrittorpalla e della giornalpalla che sono studiati per un mondo profit al quale i blog sono (per ora, per sempre?) estranei.
Una faccina mi è concessa? 🙂 Grazie!
May 12th, 2004 at 16:58
“La storia siamo noi. Nessuno si senta offeso”