Di gusti e di orpelli
A pensarci bene, passare una serata a difendere i propri gusti musicali ed a roteare gli occhi nell’udire quelli altrui è tanto inutile quanto stucchevole.
Par di capire, parlando con chi della cosa se ne intende, che alla fine il criterio di giudizio è uno solo: mi piace o non mi piace. Dopo di che, tutto il resto è orpello intellettuale: innovatività, abilità tecnica, presenza scenica, contesto socio-politico. Balle: ascolti una canzone, un disco, e tutto ciò che ti rimane è (dis)piacere. E, a completamento di questo compendio di banalità, ciò che piace al sottoscritto vale in quanto tale e non deve necessariamente piacere ad altri o altre. E viceversa, certo.
Quindi, a conclusione:
I Beatles sono orribilmente sopravvalutati
I Queen hanno finito la loro carriera con A night at the Opera
I Rolling Stones avranno anche scritto una sola canzone in vita loro e l’avranno pur ripetuta per quarant’anni, ma a) che canzone!, b) ci vuole del gran talento per farla sembrare sempre nuova
Il grunge è brutto
Il rap avrebbe potuto essere una cosa seria e piacevole, ma è stato mandato in vacca
Il mondo sarebbe stato un posto di gran lunga migliore senza Wham, Duran Duran, Culture Club e – in seguito – qualunque tipo di boy/girl band
Il prototipo della canzone(tta) rock è You shook me all night long degli AC/DC
(seguirebbe, ma ci siamo capiti. Spero)