Sparate sul titolista
In questo momento, l’home page di Repubblica ha un titolo che recita “Andreotti, dalla Cassazione assoluzione piena”.
Diciamo che il lettore frettoloso salta l’occhiello, e segue il link, che lo porta qui, a leggere già nel titolo “Andreotti, Cassazione conferma prescrizione e assoluzione”. A quel punto, anche senza leggere le successive cinque righe di agenzia, forse anche il lettore frettoloso si chiederà “Ma come, non era mica piena questa assoluzione?”
December 29th, 2004 at 10:45
Il problema è complesso: 1) per i reati più gravi, non c’è prescrizione (il reato di omicidio, ad esempio). Ne consegue che, se non si procede per “avvenuta prescrizione”, significa che i fatti imputati non costituiscono fattispecie di particolare gravità per l’ordinamento giuridico; 2) la sentenza che accerta l’avvenuta prescrizione si limita a verificare il decorso del tempo dai fatti, senza entrare nel merito, senza stabilire, cioè, se vi sia la colpevolezza dell’imputato (che è l’elemento fondamentale del procedimento penale). Non si può, quindi, parlare nè di assoluzione nè di “condanna implicita”, ma solo di conclusione della vicenda giudiziaria. Restano aperte le considerazioni morali e storiche, comunque prive del supporto della verifica giudiziale dell’inchiesta (spiegare tutto questo a un titolista credo sia impresa grama).
December 29th, 2004 at 11:03
Avvocato, non ho sotto mano il dispositivo della sentenza di secondo grado, quindi non prendo posizione.
Ricordo però quanto è avvenuto nel caso Berlusconi: la corte ha valutato i fatti, ha ritenuto l’imputato colpevole, ha concesso le circostanze attenuanti, queste hanno ridotto i termini di prescrizione, il reato è stato prescritto. Fuor dal legalese, posso dire che Berlusconi è stato “condannato e graziato”, proprio perchè la corte lo ha ritenuto responsabile, ma i fatti risalgono al Pleistocene anteriore, e quindi scatta la prescrizione.
Ecco, se questo si è verificato anche nel processo Andreotti, allora il titolo di Repubblica è sbagliato nel merito, oltre che nella forma.
December 29th, 2004 at 14:04
“ha ritenuto l’imputato colpevole” puoi averlo letto solo in un articolo di Curzio Maltese. Ciò che la corte ritiene di colpevolezza e innocenza sta nella sentenza. Il titolo di Repubblica è sbagliato perché allude al fatto che ci possa essere un’assoluzione non piena. Tutte le assoluzioni sono piene. E la prescrizione non è un’assoluzione né una condanna, è un non giudizio. E per la presunzione di innocenza, corrisponde a un niente di niente. Andreotti è innocente – per i tribunali – pienamente come qulsiasi altro innocente, come te e me. E come Berlusconi in quella fattispecie. Dolente. Ciao, L.
December 29th, 2004 at 16:05
Yes. E’ lo stesso che nel caso Berlusconi (dove non c’è stato alcun approfondimento nel merito, neppure per l’applicazione delle attenuanti).
December 30th, 2004 at 13:43
Scusate, ma vorrei fare un filo di chiarezza, per quanto possibile.
Il caso Andreotti lo conosco pochino, e ammetto che il post non è equilibrato, se non altro perchè alle spalle non c’è approfondimento del dispositivo della sentenza (ma non c’è nemmeno Maltese, se la cosa ti può interessare, Luca).
Quanto al caso Berlusconi, cito testualmente dalla sentenza: “Limitatamente al bonifico in data 06-07 marzo 1991 perché, qualificato il fatto per l’imputato come violazione degli articoli 319 e 321 C.P. e riconosciute le circostanze attenuanti generiche, lo stesso è estinto per intervenuta prescrizione”. A casa mia, questo significa essere entrati nel merito, e solo dopo aver fatto questo sono state concesse le attenuanti, che hanno poi portato alla prescrizione.
Ripeto: se (SE) la stessa cosa è avvenuta per Andreotti, il titolo di Repubblica, e in generale l’interpretazione secondo la quale Andreotti è stato pienamente assolto, è sbagliato. Se invece la prescrizione – per motivi che al non competente sfuggono, ma che possono certamente esistere – è venuta in essere senza analisi nel merito ma solo perchè il fatto risaliva a venticinque anni fa e il reato in questione non è di quelli considerati particolarmente gravi, allora rettifico e chiedo scusa.
Un’ultima precisazione: da cittadino, mi auguro sempre, in ogni momento, di essere (ed esser stato) governato da persone oneste. Con idee politiche magari agli antipodi, rispetto alle mie, ma oneste: insomma, non mi auguro la condanna di nessuno, se non di chi ha commesso un reato. Punto.