Capita che i post partano per la tangente, perchè contengono incisi che aprono la strada a discussioni che non c’entrano nulla – o quasi – con l’oggetto principale.
E’ quanto è successo con questo post di ieri, nel quale ho scritto: questo dibattito (…) mi pare mille volte più interessante delle asfittiche discussioni sull’io-scrittore nelle quali io stesso mi infilo, pentendomi solo pochi minuti dopo.
C’è chi se ne è avuto a male, e forse con qualche ragione.
In effetti, ho usato un aggettivo non appropriato: asfittico, stando al vocabolario, significa “privo di vitalità, di forza espressiva”. E no, non volevo dare questo significato alle mie parole. Volevo dire che entro in certe discussioni perchè mi interessano, rendendomi però conto, in breve tempo, che la maggior parte di questi dibattiti si incarta nella difesa ostinata e sterile delle proprie posizioni, si sviluppa con prose faticose (per me, solo per me), usa concetti e immagini francamente sproporzionate rispetto a qualunque tema (dall’io-scrittore al guardiano-della-soglia) e si conclude con i partecipanti estenuati e fermi al loro punto di partenza.
Generalizzo? Sì, certo. Non funziona sempre così, per fortuna. Ma spesso sì, ed ogni volta, mentre mi guardo allo specchio, mi risuonano nelle orecchie – ommioddio – le immortali parole di Marco Masini: perchè lo fai?