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La vita non è quella che si è vissuta, ma quella che si ricorda e come la si ricorda per raccontarla.
(Gabriel Garcia Marquez)

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    29/04/2005

    Il muro, lo zoo, e il resto

    Filed under: — JE6 @ 15:56

    Questa sera, un po’ dopo (ma non tanto) le 21.30, va in onda su La7 la seconda puntata di Passato Prossimo, la trasmissione che Luca ha girato a e su Berlino.
    La si cita, qui, sia perchè il programma vale la pena di esser visto (e lo si scrive a ragion veduta, essendo stati spettatori della prima puntata), sia perchè la sua visione ha fatto riaffiorare i ricordi di Berlino 2004, che riporto brevemente qui sotto.

    Falce e martello
    Delle molte cose viste in queste poche ore, quella che più mi ha colpito è il sacrario dove sono sepolti 2500 soldati sovietici, sulla Strasse des 17 Juni. Le scritte in cirillico, il grande simbolo di falce e martello, il prato curato, le mura pulite, due turisti americani che guardano, guardano ancora e scattano un paio di foto: il comunismo sarà anche stato sconfitto dalla storia, ma qui sembra che, per lo meno, gli portino rispetto.

    Freiheit, Freiheit, Freiheit
    Ci sono luoghi, città dove le parole sembrano mostrare il loro vero significato.
    Al centro della Strasse des 17 Juni, quella enorme, lunghissima via alberata che parte dalla Porta di Brandeburgo, costeggia il Tiergarten e arriva alla Statua della Vittoria, si trova la statua di un uomo che grida al cielo. E sotto, incise nella pietra della stele, si leggono le parole del Petrarca: “Io vado per il mondo, e grido: libertà, libertà, libertà

    I conti con il passato
    Una cosa che mi pare straordinaria di questa città è il modo in cui fa i conti con il suo passato. Con i suoi passati, ad essere precisi.
    Va orgogliosa degli imperatori, della Prussia, del tempo in cui Berlino e Germania (o come si chiamava, ma poco importa) erano realmente la stessa cosa. Ma non lo ostenta, lo fa con sobrietà, con una sorta di understatement che fa il paio con i suoni attutiti di molte sue strade. Perchè chi è forte “dentro” non ha bisogno di mostrare i muscoli, di gridare.
    Al tempo stesso, Berlino non nasconde i suoi tempi cupi. Non nasconde le ferite, il Muro, le persecuzioni, il Fuhrer, le divisioni. Sono tutte lì, per chi le ha viste e per chi non c’era: i carri armati sovietici, la spoglia sala della Neue Wache a memoria delle vittime di tutti i totalitarismi, i nomi dei cittadini di Weimar uccisi dai nazisti impressi proprio di fronte al Reichstag. E’ un posto, Berlino, dove “memoria” è una parola che non ha perso senso; un’altra, come “libertà”. E’ un buon motivo per girarla, a piedi, da soli, e in silenzio.

    On sale
    La vera sconfitta del comunismo la si vede a cento metri dal Checkpoint Charlie, dove una decina di banchetti tenuti da immigrati prevalentemente turchi mettono in vendita i ricordi – alcuni veri, altri falsi, ma non fa differenza – di un mondo che non c’è più: elmetti dei Vopos, mostrine dell’esercito russo, maschere antigas, bandiere della DDR.
    Passi da un banchetto all’altro, contratti, reciti, alla fine torni a casa con un orologio che ha sul quadrante falce e martello e che ti farà fare un figurone con gli amici. L’immigrato ha venti euro in più in tasca, ed un altro pezzetto di storia viene mandato in vacca. A pensarci, stupisce che gli anticomunisti viscerali continuino ad incaponirsi contro questo nemico ormai immaginario: bastano quattro soldi, per riporlo nel cassetto del comodino.

    Il Muro e Roger Waters
    Al Muro ci si arriva quasi per caso, percorrendo il mezzo chilometro che separa la sede del Ministero delle Finanze dal Checkpoint Charlie. Era lungo più di centocinquanta chilometri, oggi a Berlino ne rimangono duecento metri, conservati come un monumento.
    Senza i graffiti di Keith Haring e delle altre migliaia di artisti veri o presunti che ci si sono allenati sopra, si mostra per quello che era veramente: un pezzo di cemento armato, squallidamente grigio, alto meno di tre metri, al di sopra del quale si vedono i palazzi che stanno sul lato opposto della via.
    Guardi le foto che ricordano le centinaia di persone uccise dai Vopos mentre cercavano di scavalcare Die Mauer, cerchi di immaginare cosa voleva dire passare di fianco a quel pezzo di cemento buttando fugacemente l’occhio dall’altra parte.
    A me viene in mente che se avessero preso un berlinese dell’est dei primi anni Ottanta, e gli avessero messo in mano i testi di The Wall, quest’uomo avrebbe scosso la testa, ed avrebbe mormorato “Roger Waters, stupido coglione, cosa ne sai tu di cos’è un muro?”. Non avrebbe avuto torto.
    [Roger Waters non mi è mai stato simpatico; oggi ancora meno]

    PS – Grazie a Luca, che mi ha ricordato questo suo articolo di qualche anno fa: a quanto pare le cose, da queste parti, non sono cambiate molto.

    Hip to be square

    Filed under: — JE6 @ 12:19

    Compra, Luca, compra. Quello di Huey Lewis & the News (opening act Bruce Hornsby and the Range) è il concerto più divertente al quale ho assistito. Non il più bello (lì se la giocano PFM e Genesis), ma il più divertente.

    Poi, se ti capita di farne una copia, anche per sbaglio, ecco…

    28/04/2005

    Vroom! Vroom!

    Filed under: — JE6 @ 16:49

    Adesso, non state a chiedere il perchè e il percome sono arrivato su quella pagina, chè si tratta di una informazione ininfluente.
    Venga messo agli atti che il titolare, qui, è profondamente affascinato dal fatto che una inviata de “La vita in diretta” “appena può scappa in Lapponia svedese per partecipare ai rally su ghiaccio, ama i Beatles e il papa Giovanni Paolo II”. Che donna.

    Sa Die

    Filed under: — JE6 @ 15:45

    211 anni fa, i Piemontesi venivano cacciati da Cagliari (Fortza Paris 1 – Herr Effe 0).

    Il presidente vero, il presidente falso

    Filed under: — JE6 @ 10:37

    … le profezie finiscono per avverarsi. Non si raggiungono buoni risultati con il pessimismo“.
    Fino a qualche tempo fa, credevo che fosse Antonio Cornacchione a fare una specie di imitazione di Silvio Berlusconi. Mi sbagliavo, è esattamente il contrario.

    Libretto (rosso) al portatore

    Filed under: — JE6 @ 09:38

    E’ solo questione di tempo: quattro-cinque anni, diciamo: poi, la Cina inizierà a soffrire di tutti i guasti e le storture del capitalismo occidentale. Hanno già nominato “lavoratore modello” del 2005 Yao Ming, pivot degli Houston Rockets, un tipo che guadagna 20 milioni di dollari all’anno per buttare un pallone arancione in un canestro (mica troppo difficile, è alto duemetrieventisei). Il libretto rosso di Mao è diventato al portatore.
    Repubblica.it, Espn.com

    Blog-soccorso (Update)

    Filed under: — JE6 @ 08:41

    Siccome non siete obbligati a leggere i commenti, ho il piacere di informarvi che il vile attentato di cui è stato vittima il Compagno Brodo non ha sortito altro effetto che quello di riportare nella blogosfera un blogger vieppiù dark e determinato. Qui si va a bere un cappuccino corretto cacao in segno di giubilo.

    27/04/2005

    Blog-soccorso

    Filed under: — JE6 @ 16:30

    Se oggi avete provato a visitare Brodo Primordiale e vi siete trovati di fronte a una inquietante pagina bianca, sappiate che non avete avuto un improvviso calo di diottrie. Il blog di riferimento per noi quasi-quarantenni trendy è stato vittima di un hackeraggio, o qualcosa di simile.
    Attendiamo fiduciosi il suo ripristino. Nel frattempo, statene lontani fino a nuova comunicazione, perchè gli attentatori hanno provato a metter lì un redirect virus-dotato.
    Al compagno Brodo, la nostra solidarietà.

    Vota Squonk

    Filed under: — JE6 @ 14:30

    Non mi ero mai trovato tra i candidati di un’elezione. Giuro che, quando il segretario dell’assemblea ha iniziato ad elencare i nomi, in rigoroso ordine alfabetico, aggiungendo il numero di voti ottenuti e la parolina “Elected“, avevo lo stomaco attorcigliato che neanche un boa constrictor. Mi ci sono volute un paio di birre belghe, per riprendermi (esiste la Chimay Blanche e nessuno mi dice niente? Ma che amici siete?).

    26/04/2005

    Greetings from Brussels ’05 – 5. Sobrieta’

    Filed under: — JE6 @ 12:48

    Avrei dovuto immaginarmelo, certo. Comunque, adesso so che la degustazione delle tre birre, anche se fatta stando seduti nel catino accogliente della Grand Place, ha i suoi orari; non le 11.15, insomma, con una presentazione che ti attende nel pomeriggio.