Vittima del pensiero debole?
Ammetto, non ho mai letto nulla di Antonio Moresco (e non mi sento in colpa; non ho ancora letto i classici russi, per dire). Quindi, non posso dire se sia un signore immodesto, superbo e affetto da manie di grandezza, oppure semplicemente una persona che si prende sufficientemente e giustamente abbastanza sul serio da considerare davvero importante il suo ruolo nella società. So solo che io, di fronte ad una frase come “L’idea iniziale, perseguita da me e da altri in totale buona fede, che ci potesse essere, qui ed ora, in questi anni, almeno in una parte di scrittori, intellettuali e artisti italiani una naturale predisposizione al riscatto e alla presa di coscienza della propria responsabilità nei confronti di se stessi e del mondo e della propria forza (…)” mi fermo e mi dico “Beh, cazzo, addirittura la propria forza, nientemeno”.
Ma poi, chissà, forse ha ragione lui ed io sono uno che, a furia di pensieri deboli e poco stupendi, ha perso la capacità di sognare e di sperare che un mondo migliore sia possibile.
Nazione Indiana