Nel quartiere di periferia nel quale vivo, capita di frequentare negozi e minimarket dove il tempo sembra essersi fermato a venti o trent’anni fa. Così, ieri sera non mi sono minimamente stupito di trovarmi in coda dietro ad una signora dai capelli azzurrognoli tenuti qui e là da quegli oggetti che credo si chiamino forcine, e ad un ometto che, come primo prodotto sul nastro trasportatore (talmente male in arnese da dover essere spinto a mano, di tanto in tanto) aveva posto una bottiglia di ChinaMartini. Anzi, ho sorriso pensando al pomeriggio di un luglio di sei o sette anni fa, quando entrai con alcuni risoluti compagni d’avventura in un bar di Piazza Duomo a Milano, ordinandone alcuni bicchieri – “bella calda, per cortesia”. Lo sguardo di smarrimento che si dipinse sul volto del giovane barman e il mezzo dito di polvere che ricopriva la bottiglia valsero abbondantemente il sacrificio.
Amariamari