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30/06/2006
Un’amica, poco fa, mi scriveva di un modello di scarpe che lei brama (son donne, si sa), di produzione italiana, ma che trova soltanto a Londra, ad un prezzo maggiorato rispetto alla già oscena media locale proprio in quanto italiane.
Sono le meraviglie della glocalizzazione – think global, act local; la cosa mi ha fatto venire in mente che a Bucarest ho visto parecchi 6×3 pubblicizzare la Fiat Albea, emula della Dacia Logan, venduta allo stravagante prezzo di 6969 Euro. Visto il precedente di Renault con Dacia Logan, e visti i chiari di luna che ci prospetta Padoa Schioppa, prevedo un radioso futuro per la simpatica vetturetta.
Alla guida, Repubblica.it
29/06/2006
[O, in alternativa: Per me, numero uno]
Tanti anni fa passavo pomeriggi interi a guardare i marziani della NBA. Bird, Magic, Jabbar, e gli immensi Seventysixers dei primi anni Ottanta – Erving, Toney, Cheeks, Malone, Jones. Il tempo passa, gli americani non sono più i migliori giocatori di basket del pianeta, e un italiano è diventato First Draft.
Espn.com
28/06/2006
Mi vergogno un po’ – stupidamente, direi – a parlare bene di un giocatore di calcio. E il disincanto dei capelli bianchi mi porta a diffidare quando tutti – tutti – dicono bene di una persona.
Epperò, io ho sempre avuto un debole per Gianluca Pessotto, e questo articolo di Maurizio Crosetti lo avrei voluto scrivere io. Alzati e cammina, Gianluca.
Repubblica.it
Per riavere Gabriel e Rutherford devi prendere anche Collins, con il contorno di Banks e Hackett. Le coalizioni sono fatte così, citofonare Silvio o Romano, per conferma.
CBSNews, via Wittgenstein
Torniamo sulla questione del Manifesto.
I commenti al post di ieri sono, in larga misura, un fiorire di “il Manifesto va sostenuto per chi lo fa”, intendendo che è mandato in edicola ogni giorno da una cooperativa di giornalisti e poligrafici, indipendente da potentati di ogni sorta. Ammetto che si tratta di una motivazione non priva di un suo fascino, ma dai miei commentatori continuo a non trovare risposta alla domanda che avevo fatto e che ripeto, sperando di essere più chiaro: se il Manifesto è in crisi praticamente dal giorno stesso della sua fondazione, la cosa non avrà un po’ a che fare anche con il come è fatto, cioè cosa ci sta dentro, il contenuto dei suoi articoli, la sua cosiddetta linea editoriale e/o politica? Non sarà che, al netto degli allegati, della pubblicità, delle sinergie aziendali, di fatto c’è molta (molta) più gente che trova più interessante/utile/stimolante il contenuto del Corriere (faccio un esempio a caso) rispetto a quello del Manifesto? Non sarà che di questo bisogna pur tenere conto?
27/06/2006
Ogni paio d’anni, il Manifesto entra in coma. Lancia un appello, indice una sottoscrizione, raccoglie un po’ di solidarietà e un po’ di fondi, e rimette naso e bocca sopra il pelo dell’acqua.
Io non ho nulla contro il Manifesto. Per intenderci, non lo leggo, così come non leggo molti altri giornali. In linea di principio, sono ovviamente convinto che avere tanti quotidiani e tanti periodici in edicola sia una cosa buona; ma mi chiedo se un giornale (non dico la stampa in generale; un giornale in particolare) debba per forza essere considerato come il panda o la foca monaca e debba per forza essere salvato dalla sua sorte in nome di un pluralismo dell’informazione che non manca, pur con tutti gli evidenti difetti del sistema. Il Manifesto gode dei contributi statali all’editoria come mille altri giornali di questo paese, e quindi non mi risulta discriminato; forse, c’è solo e semplicemente troppa poca gente che lo considera una lettura abbastanza interessante.
Il Manifesto, Nonluoghi libertari
Una volta era la Padania, dal Monviso a Ravenna.
Poi divenne il Nord.
Adesso è il Nord “sviluppato” (ah, Milano non è sviluppata, che qualcuno lo dica alla Moratti).
La prossima volta, all’Umberto toccherà spostare la sede dal palazzo di Via Bellerio ad una tenda (rossa?) piantata al Polo. Nord, ovviamente.
26/06/2006
Oh, lo dice Speroni – ambasciator non porta pena.
Affaritaliani.it
Il Compagno Brodo riemerge dal sonno, dimostrando di essere vivo, vegeto e combattivo come suo solito.
Brodoprimordiale
Non ho mai approfondito il tema, ma le conoscenze superficiali che ho mi hanno sempre fatto pensare che le teorie di Lombroso fossero delle scemenze quasi perfette.
Eppure, l’altro giorno, guardando le foto segnaletiche dei tre delinquenti che hanno ucciso senza alcun motivo un loro coetaneo nel parcheggio di un centro commerciale inglese*, mi è tornata alla mente gente conosciuta quando avevo quindici-vent’anni, e ho pensato che il vecchio criminologo veronese non aveva poi tutti i torti.
Wikipedia, Squonk
* Poi ho anche realizzato che quel video, trasmesso durante il telegiornale e che io avevo guardato tre volte, rapito come sotto ipnosi, non era stato preceduto da alcun tipo di avvertimento relativo al suo contenuto di spaventosa violenza. Ho sperato che mia figlia non fosse davanti al televisore, e ho continuato a mangiare. Dell’argomento, anche se non del caso specifico, parlano Mantellini e Carlo Felice Dalla Pasqua.
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