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    01/06/2006

    La piccola cuoca lombarda

    Filed under: — JE6 @ 11:09

    Premessa: a me Fabio Fazio piace, mi piacciono le sue trasmissioni, il suo modo di fare, il clima delle sue trasmissioni. Trovo però che ha la pericolosa tendenza ad essere d’accordo con quasi tutto ciò che viene detto da quasi tutti i suoi ospiti. Suppongo che vi sia del metodo, in tutto questo, mirato a portare l’ospite stesso a dire anche sciocchezze colossali in totale tranquillità – e quindi a esporsi inconsapevolmente a brutte figure che, di fronte a un intervistatore più realmente o apparentemente cattivo, sarebbero più facilmente evitabili.
    Di fatto, domenica sera si è sentito Carlin Petrini – il fondatore di Slow Food e di una lunga serie di annessi e connessi, non ultima un’università legalmente riconosciuta – lanciare l’anatema contro le aziende di catering che servono le scuole della Repubblica e nutrono i nostri pargoli a forza di cibi precotti, richiedendo poi a gran voce il ritorno delle care-vecchie-buone-cuoche-di-una-volta.
    Non mi chiedo, come fa Libero Gilera, chi mai avrebbe a quel punto il compito di andare a fare la spesa. Mi chiedo invece se Petrini, indaffarato a identificare e difendere formaggi di fossa e pani artigianali, ha una benchè minima e pallida idea di come sono le scuole italiane nell’anno domini 2006. Chè qui non si parla della scuola materna del paesino sardo dove sono nati i miei genitori, mille anime e quindici bambini; ma si parla di complessi che accolgono centinaia di persone corte, che hanno un’ora di tempo per apparecchiare, sedersi a tavola, farsi convincere a mangiare, mangiare, e infine sparecchiare. Centinaia, ripeto: e ce ne sono con vincoli alimentari dovuti a problemi di salute (intolleranze, celiachia e cose del genere) che vanno – giustamente, direi – tutelati. Io le vorrei vedere, queste Mrs. Doubtfire che ha in testa Petrini, preparare un pranzo di due o tre portate per centocinquanta o duecento bambini, e le vorrei vedere anche tener testa ai genitori protestanti perchè la signora cuoca porta il rossetto o cuoce la pasta troppo al dente. Va bene augurarsi il ritorno attualizzato del piccolo mondo antico, ma un minimo di senso della realtà non farebbe male, no?
    Attentialcane

    14 Responses to “La piccola cuoca lombarda”

    1. ricambi originali Says:

      Immagino che Petrini sia stato colpito dalla campagna fatta da Jamie Oliver in UK (http://news.bbc.co.uk/1/hi/education/4391695.stm). Certo, la situazione qui in UK era deprimente, notevolmente deprimente.

    2. Attentialcane Says:

      Certoc he non farebbe male. Ripeto: stabilire chi fa la spesa è importante. E forse anche abitare in un centro piccolo, cosa che purtroppo non è il mio caso e della mia persona corta.

    3. Mae* Says:

      Ma poi i servizi di catering (che poi non sempre sono solo catering, anzi) hanno una serie infinita di ‘norme’ da rispettare per la sicurezza, la salute, per l’igiene. Che a starci dietro per una persona singola sarebbe impossibile.

    4. Zu Says:

      Beh, insomma, prima che cominciasse a imperversare la Milano Ristorazione imposta da Albertini, alle scuole dove vanno i miei figli (materna ed elementare) mangiavano meglio e i cibi erano preparati dalle cucine interne. Quanto al fare la spesa, di solito sono i fornitori a portartela.

    5. Squonk Says:

      Giulio, non lo escludo. Ma il problema è il catering o la Milano Ristorazione (con la quale, peraltro, la mia esperienza personale – o meglio, quella di mia figlia – è certamente positiva)? Perchè sono due cose ben diverse, mi pare evidente.
      E le osservazioni di Libero e Mae* non sono trascurabili, anche se si può ovviamente rispondere che tutto ciò che viene fatto dal catering può essere fatto anche dalle cuoche. Sulla carta, certo sì.

    6. franco Says:

      non so se vi siete presi la briga di leggere “le ragioni del gusto”, vero e proprio manifesto della filosofia slow-food.
      difendiamo, giustamente, i produttori di barolo e di culatello, ma sarebbe il caso di ricordare a petrini e c. che la pausa pranzo è spesso corta, che non sempre uno ha voglia di spendere cifre esorbitanti (spesso non giustificate) e che non siamo tutti intimi del principe di galles

    7. lapiccolacuoca Says:

      Faccio la cuoca e il signor Petrini fa altro e non cucina. Fa comunicazione sul cibo. Ma se dovessi metterlo a farmi una scheda piatto (vale a dire. grammatura, standardizzazione, tempistica e costo di un piatto) probabile che non lo sappia fare. Poi sulla Milano Ristorazione possiamo aprire il dibattito. Sta di fatto che le norme (igieniche, hccp ecc.ecc)sono pensate e legislate in difesa della salute e non del gusto. Poi cuocere per 1000 persone senza far loro pagare 50 euro a testa non è semplice,e soprattutto non è semplice NON far prendere una bella intossicazione. Inoltre nessuno a Milano esce per andare al ristorante TUTTE le sere per spendere in media 50 euro a testa. Sulla bontà o meno dei piatti, sulla capacità o meno dei cuochi(che – che non sono tante vi assicuro! di chef non è pieno il mondo)bisognerebbe lo stesso informarsi meglio. Ma l’Università del gusto (slowfood) NON prepara cuochi. Prepara giornalisti enogastronomici. E la scuola alberghiera dà una semplice conoscenza e pochissima capacità in cucina. E anche qui si dovrebbe aprire un altro dibattito sulle scuole e sul praticantato. E’ così semplice dire so fare da mangiare: a casa propria con 4 ospiti. Far da mangiare per 40 persone in un ristorante ecco è un’altra storia e sta su un’altro pianeta. E la cucina italiana è talmente cambiata in questi ultimi 40 anni che è inutile richiedere la nonna Pina in cucina.
      Lapiccolacuoca

    8. ilaLuna84 Says:

      E’ vero che Fazio(nonostante anche a me piaccia molto) dà sempre ragione ai suoi ospiti.

    9. emma Says:

      Non è vero che l’università di scienze gastronomiche di Pollenzo “prepari giornalisti enogastronomici”. Il curriculum è stato stabilito (a norma ministeriale) a partire dalla tabella 20 delle lauree in scienze e tecnologie agrarie agroalimentari e forestali – con riferimento all’indirizzo scienze dell’alimentazione. Informarsi, grazie, prima di spararle (per esempio qui).

    10. jonsnow Says:

      Su Fazio andrei oltre: invita quasi solo ospiti a cui sa di poter dar ragione…

    11. Luigi Nava De Grassi Says:

      Questo Petrini coi suoi associati è la versione nostrana e velenosa di una delle più tristi americanate, il “foodie” californiano o newyorkese: degli snob benestanti e ignoranti, che sfogano il loro snobismo non con i libri (che non hanno letto, perché non gliene frega nulla) ma con i formaggi e i vini ecc. Milano ne è piena: grassoborghesi che in vita loro non hanno mai messo piede alla Scala o a brera (non per mancanza d’occasioni: non gliene fotte nulla) ma che si scandalizzano se gli proponi un vino comprato al supermercato o non versato nel ‘decanter’… È alla fine ancora e sempre una questione di soldi, chi li ha e chi non li ha.

    12. Corrado Says:

      Ma non vi state dimenticando “Terra Madre” nata dall’ esperienza Sloow Food che cerca di preservare la biodiversità attraverso la valorizzazione del lavoro dei contadini ( il 55% del pianeta) con i presidi e cercando di trovare degli sbocchi nel mondo ricco per delle produzioni che casualmente sono eccellenti. Eterogenesi dei fini salviamo la biodiversità con i golosi

    13. Hasta Siempre Says:

      Questo Luigi Nava De Grassi è il solito berlusconoide, antidemocratico e cripto-fascista, che vuole negare i diritti dei lavoratori e degli studenti. Ancora una volta, si vogliono negare i diritti acquisiti dei lavoratori: ma sappia che con il compagno Prodi al governo, ora noi aboliremo la legge Biagi, difenderemo l’articolo 18, chiuderemo i lager di stato e daremo un decanter a ogni famiglia di lavoratori e di migranti, perché noi, signor Nava De Grassi, sappiamo cos’è la solidarietà. Il risultato delle elezioni potrà non piacerle, ma noi abbiamo vinto e voi avete perso, e la bandiera rossa sventolerà sul palazzo d’inverno! Sappia dunque questo signore che noi non sappiamo che farcene della scala e di brera, simboli dell’oppressione borghese e che rivendichiamo il diritto a degustare costosi formaggi e vini e specialità etniche! Decanter libero, assistito e gratuito per tutti!

    14. emma_bois Says:

      burp! (oops)

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