Citius, altius, fortius
Ieri guardavo le strade di Parigi, come al solito gremite di gente accorsa per festeggiare l’arrivo del Tour de France. Pensavo che negli ultimi otto o nove anni, a dispetto delle inchieste, degli arresti, delle sacche di sangue, degli ormoni di ogni genere, dei sospetti e delle certezze, centinaia di migliaia di persone si sono assiepate – sotto il sole e sotto la neve – per incitare questi uomini in bicicletta scalare il Pordoi e attraversare la Foresta dell’Aremberg. Come loro, centinaia di migliaia di tifosi si sono spellati le mani per applaudire i fuoricampo di Barry Bonds, nonostante le provette della Balco e i sospetti di doping pesante che lo avrebbero portato a scavalcare una leggenda del baseball come Babe Ruth nella speciale classifica degli home run. Mi sono chiesto se alla gente, in fondo, gliene importa qualcosa del fatto che una gara sia truccata, che un atleta sia pieno di steroidi da scoppiare: quello che conta è che sia una bella gara, che l’atleta tiri più forte, salti più in alto, corra più veloce. Come e perchè, sembra essere un dettaglio trascurabile.