Greetings from Paris ‘07 (2) – 6. Help!
Non amo i party, soprattutto quelli aziendali (con pochissime eccezioni: anni fa mi invitarono alla festa del list manager di Victoria’s Secrets e il panorama era piacevole, diciamo), ma per lavoro tocca pure andarci, invece che sfinirsi in qualche brasserie. Il campionario umano è, al solito, notevole: un livornese scosso, un londinese in stato di stress perchè non puo’ guardare la partita del Chelsea, un madrileno che ha vissuto per un anno in Belgio in compagnia di due napoletani e conosce qualunque insulto in italiano, belgi con la faccia da belgi (se vi state chiedendo che faccia hanno i belgi, ecco, vi siete già dati la risposta), francesi di ogni ordine e grado. La CEO dell’azienda ospite interrompe la serata con uno sproloquio di ringraziamento a tutti i clienti, e introduce un tizio di Unicef che getta la sala nello sconforto e nella malinconia. Riprendiamo a bere, chè non sta bene girare con le mani vuote, ma d’improvviso sale sul palco il più strabiliante e osceno quartetto di imitatori dei Beatles che chiunque tra noi abbia potuto vedere in vita sua, vestiti con l’uniforme che dovrebbe fare tanto John-Paul-George-Ringo e che invece li fa sembrare dei barbieri in pensione – e non parliamo delle parrucche che hanno in testa. Il livornese mi guarda e fa “Cristo, sono più vecchi degli originali”, e ha ragione. Il batterista è persino più scarso di Ringo Starr e credetemi, non pensavo che fosse possibile. Io i Beatles non li sopporto, figurarsi i loro cloni francesi di serie D: al terzo falsetto stonato alzo bandiera bianca, saluto Javi e Marta che vedrò fra qualche settimana a Madrid e fuggo. Sotto l’Arc de Triomphe tira vento, ma preferisco rischiare la vita nell’attraversamento di Place Charles de Gaulle piuttosto che l’udito e la dignità nella penombra del Duplex. Credo che chiederò un’indennità speciale per queste serate.