La prevalenza del cretino
Dunque: su un treno Napoli-Torino ci sono oltre un centinaio di passeggeri abusivi. Siccome sono tifosi al seguito di una squadra di calcio, sono sicuri di non essere tenuti al pagamento del biglietto – e immagino che non si diano cura di mimetizzarsi lungo il convoglio: tutti in massa, come in curva, e a chi viene a romperci i coglioni gli spacchiamo il culo.
Poi succede che – udite! udite! – in quel di Genova qualcuno che ne ha l’autorità decide di fare una cosa molto semplice: individuare gli abusivi, farli scendere dal treno, fargli pagare cash il biglietto inclusivo di multa e farli poi risalire sui vagoni. Questa semplice azione, che dovrebbe risultare di una normalità disarmante, viene definita dai giornali come la prima applicazione di un giro di vite nei confronti dei tifosi, deciso a seguito dell’uccisione di un poliziotto all’esterno dello stadio di Catania.
Qui e qui ci si è stupiti del fatto che la semplice esecuzione di una norma di base possa essere definita “giro di vite” – in realtà, non ci si è stupiti: i due titolari sanno benissimo che quella norma è rispettata poco e randomicamente al punto da essere eccezione e non regola, e che “giro di vite” è quindi, purtroppo, un’espressione che finisce per essere corretta e sensata. E infatti, tac!: puntuale come la morte, ecco quello che tira fuori lo stato-di-polizia e i manganelli e le torture perpetrate nel 1982 dalla PolFer di Genova. Io mi arrendo: ma non alla polizia, ci siamo capiti.
Sasaki Fujika, Squonk