Obbligato dalla necessità di non abusare di spazio altrui, Leonardo sintetizza così, nei commenti a questo post di Suzukimaruti, il suo pensiero sul famigerato scontro o patto tra generazioni:
“(…)i famosi giovani, quelli che dovrebbero marciare a Roma per non mandare in pensione i nonni o i genitori, non ci sono.
Non ci sono perché in realtà molti giovani non sono affatto elettrizzati dalla prospettiva che genitori e nonni vadano in pensione più tardi, in quanto dopo decenni di paghette tendono a considerare il nonno o il genitore principalmente come una risorsa. Se andrà in pensione presto non solo lascerà libero un posto di lavoro, ma integrerà la pensione col lavoro nero, baderà ai nipotini, insomma assolverà pienamente al suo ruolo di piccolo welfare state personale”.
Bene. Partiamo dall’assunto che Leo abbia ragione, cioè che fotografi correttamente la situazione. E chiediamoci: è un bene che le cose stiano così?
Io penso di no.
Io penso che un sistema nel quale un figlio unico è privilegiato rispetto a chi ha un fratello ed è molto privilegiato rispetto ad un orfano sia un sistema sbagliato.
Io penso che sia un male dover dipendere dalla propria famiglia di origine per servizi che dovrebbero essere finanziati e gestiti dallo Stato, utilizzando i genitori come – appunto – surrogato del welfare. Se il mio nucleo familiare si spostasse oggi da Milano a, chessò, Piombino, dovrei poter contare su un welfare di base identico nelle due città: prescindendo dalla presenza fisica dei miei genitori e di quelli di mia moglie. Se così non fosse, quasi tutte le alternative che mi troverei di fronte sarebbero peggiori dello status quo: diminuzione della copertura ricevuta, spostamento coatto di altre persone, rinuncia allo spostamento. Certo, potrei essere fortunato e trovare a Piombino un welfare di base superiore a quello di cui posso godere a Milano: ma a quel punto sarebbe facile ribaltare il discorso mettendosi nei panni di un piombinese.
Io penso che sia sbagliato creare un sistema che impone a chi va in pensione di continuare a lavorare nelle vesti di assistente sociale a sostegno dei figli, obbligandolo a fare il badante causa mancanza di alternative: portare i nipoti all’asilo, andare a riprenderli, fare le code in posta o in banca o all’anagrafe.
Io penso che non ci dovrebbe essere nè scontro nè patto tra generazioni.
Però, notoriamente, io sono un terzista.