Conosco Herr Effe da qualche anno – un tempo che, nella relatività tutta particolare della cosiddetta blogosfera, assomiglia a un’era geologica. Conosco pochissime persone, e il superlativo non è usato a caso, tanto profondamente convinte della specificità e della forza delle parole scritte in rete; e conosco pochissime persone tanto capaci di andare a trovare, nei millemila meandri della rete stessa, parole “diverse” – a partire dalla lingua nella quale sono scritte – e interessanti e particolari e forti.
Oggi esce il terzo numero di Buràn, e cos’è Buran – se già non lo sapete – lo scoprirete facilmente da voi. Ve ne parlo non tanto per ciò che vi troverete dentro (non lo so nemmeno io, nel momento in cui scrivo), ma perchè mi piace segnalare un esempio (piccolo? Mah) di gratuità e di passione, rispetto al quale i sospetti, le illazioni, le malignità, i secondi e terzi pensieri che allignano in tanta parte di questo microcosmo si rivelano per quello che sono davvero – e che sono davvero coloro che li nutrono.
Herzog, Buràn