Mi hanno appena dato una notizia piuttosto drammatica sul conto di una ragazzina, una sedicenne che conosco di vista, parente di ottime persone che conosco molto bene.
Uno di quei piccoli drammi tanto comuni, che tutti conosciamo e sui quali discutiamo pomposamente bevendo un caffè, perchè tanto non toccano e non toccheranno mai noi, ma sempre gli altri.
Mentre mi veniva descritta la situazione di questa adolescente, metà del mio cervello e tutto lo stomaco hanno lasciato la stanza se ne sono andati per conto loro, mentre le orecchie continuavano ad ascoltare e la bocca continuava a dire “quanto mi dispiace, ma vedrai che si mette tutto a posto“: cervello e stomaco sono tornati a casa, hanno disinserito l’antifurto, hanno acceso la luce dell’ingresso, hanno percorso il corridoio e sono entrati in camera di mia figlia (che oggi è mia figlia, e non la persona corta). Si sono fermati a guardare i peluche, le tende colorate, le Barbie, i dvd dei cartoni animati. Hanno provato a immaginare mia figlia nella stessa situazione di quella ragazzina: si sono guardati, e non hanno saputo cosa dirsi.
Qualcuno, questa mattina, mi ha fatto notare che il post era ancor più confuso del solito – e del voluto. Era vero: ho provato a rimetterci mano ma non credo di aver ottenuto grandi risultati. Comunque non preoccupatevi, sono solo le paturnie di un padre.