Qualche giorno fa una lettrice/commentatrice mi ha scritto facendomi sapere che tra le varie acrobazie intellettuali e verbali che avevano costellato la famigerata intervista di Giuliano Ferrara a Daria Bignardi era rimasta affascinata anche dalla tesi (non nuova, direi – ndr) che si debba considerare “l’aborto di genere maschile perché in molti casi esercizio di una facoltà degli uomini e non delle donne”.
A volte scrivere serve giusto a prendere il tempo necessario per depurare i propri pensieri dalle incertezze della conversazione. Così ho potuto fermarmi qualche minuto per rispondere alla mia interlocutrice una cosa semplice e forse banale, ma che penso da tanto tempo e che qui riporto: “la faccenda dell’aborto “maschio” la ritengo una sciocchezza intellettualoide. Ho l’immensa fortuna di non avere avuto esperienze dirette della questione, ma non sono così fuori dal mondo da non essere mai venuto in contatto con la tragedia; mi è capitato anche di recente, non più di un paio di mesi fa. E so che non si può generalizzare, so che il maschio è non di rado espulso dalla faccenda – il che è sia colpevole nei confronti del maschio responsabile, sia ulteriormente diseducativo nei confronti del maschio irresponsabile.”
Credo che a voce non mi verrebbe meglio – anzi, ne sono sicuro. Poi, magari, è una scemenza colossale, ma questo è un altro discorso.