Gruesse aus Schwarzwald – 2. I ragazzi del lago
Non so a voi: a me i laghi mettono un po’ di malinconia. Voglio dire, me ne mettono più di quanta me ne danno il mare e la montagna. Visto il mio carattere, che porta la gente a stupirsi quando mi vede o mi sente ridere (e io al momento sono contento del loro stupore, gli dico “ehi, vedi? non sono quel dannato musone che credevi”; poi ci penso e mi dico che se si stupiscono devono avere le loro buone ragioni, e se le hanno allora sono davvero quel dannato musone che credevano, e così via), non è sorprendente che al momento me ne stia seduto su una panchina in riva al Titisee, un lago della Foresta Nera dalle parti di Freiburg. Potevo andare avanti verso la città, dopo essere stato a trovare il mio vecchio amico e cliente Stephan a Rottweil; poi mi sono ricordato di un week-end di otto, forse dieci anni fa, sette ragazzi e un camper, quando, proprio qui davanti a questo lago, avvertii per la prima volta quanto tutti noi fossimo delle lastre di ghiaccio – qualcuna abbastanza spessa da poter resistere al disgelo e all’estate, qualcuna destinata a sciogliersi lentamente, qualcuna invece a spezzarsi. E allora ho deciso di tornare qui, ho trovato una camera dove dormire e ho costeggiato a piedi la riva fino a trovare la birreria dove tra mille risate e sberleffi che durano ancora oggi feci prendere a tutta la compagnia una birra-e-gazzosa scambiandola per un tipo di birra locale.
Non so se sono contento di averlo fatto, ma penso che dovevo farlo. Comincia a fare freddo, mi alzo per andare a mangiare qualcosa prima che i turisti slavi che stanno scendendo dal battello del Rundfahrt occupino gli ultimi posti disponibili. Guardo il display del palmare, la luce rossa rimane spenta – è ora di una Rothaus.