Ho visto le migliori menti della mia generazione aderire a un social network
Ultimamente ho giochicchiato spesso con Facebook. Senza un particolare motivo, dato che mi ero quasi dimenticato di avere l’account. Senza un particolare motivo, immagino che lo ridimenticherò in breve tempo. Intanto, però, mi sono dedicato ad un piccolo esperimento personale, provando a darci sotto nell’incrementare il più possibile la dimensione della rete dei miei “Friends”. Ho mandato in giro un po’ di richieste, sapete quelle cose, in effetti anche un po’ tristi, con le quali si pietisce un segno di attenzione. Ora, una cosa particolare di FB è che la grande maggioranza degli iscritti si presenta con il suo nome e cognome, a differenza di quanto fa con il blog o con altri social network come Twitter, dove usa un nickname più o meno fantasioso; io sono sicuro, strasicuro, arcisicuro che un discreto numero di coloro che hanno ricevuto il mio invito mi conoscono solo con il mio nick: ciò nonostante, solo in due, prima di farmi comunque l’onore di aggiungermi alla loro lista, mi hanno risposto chiedendomi gentilmente “scusa, ma tu chi sei? Che, occhio e croce, mi pare che ci conosciamo: ma ‘sto nome non mi dice proprio nulla”. Tutti gli altri: friends. Capito? Siamo friends, amici – nemmeno semplici conoscenti come quel genio di Bonvi scriveva nelle strip delle Sturmtruppen: no, proprio amici. Non sappiamo nemmeno come cazzo ci chiamiamo, ma siamo amici.
[Il titolo l’ho preso da un update su FB del buon Ludik: qui, oltre che tutto un magna magna, è tutta una citazione]