Questa è una novella a puntate scritta a quattro mani.
Le puntate precedenti le trovate qui
6. Verso il mare
[Lei]
Facciamo una gara, dai: a chi dei due ci prova prima. Oppure facciamo che aspettiamo, aspettiamo, aspettiamo, finché non ci resta altro da fare se non provarci e vedere come va. Oppure facciamo come nei film, che dopo il gelato ai giardinetti ci troviamo subito a letto, e la risolviamo così.
In ogni caso, facciamo che ti salto addosso io.
Anzi no, facciamo che mi salti addosso tu.
Oppure senti, facciamo questo gioco qui. Che a me brucia la faccia e ho freddo ai piedi, che tu fermi la macchina, ti fai vicino e mi baci. E io che ne so, mi accorgo che non riesco a respirare, prima ancora di capire se mi piace. Quando lo capisco è troppo tardi, ormai mi piace; mi piace come lo fai, mi piace come lo faccio con te. E allora io mi chiedo cosa dobbiamo fare, la solita anticamera prima di arrivare al dunque, alla ricerca di gradite varianti. Può essere subito, oppure facciamo che aspettiamo un po’, che ne dici. Facciamo che ti vengo addosso, non lo so, in modo maldestro, oppure facciamo che mi vieni addosso tu. Sai che c’è, me ne frego. Chiudo gli occhi e facciamo che ti tocco, prima o poi è una cosa da fare, si sa mai ci sia qualcosa da raccontare. Se proprio non ci arrivi, te lo faccio capire. Forse è un po’ insolito, ma non impossibile, che capiti così. Mi accorgo che ti manca il fiato e un po’ mi fai tenerezza. Sotto sotto, ci provo gusto. Forse te lo immagini, che sono un po’ stronza: chissà se ti piace. E ora a cosa tocca, quanto tempo è passato. Può essere troppo presto, può essere troppo tardi. Di sicuro c’è che mi guardi. Non lo capisco cosa pensi, ho le guance in fiamme, ho le cosce metà calde e metà fredde. Faccio in modo che mi tieni, ti chiedo la bocca con la bocca. Devi essere un po’ forte, sennò non c’è gusto. Sono qui che penso a cosa ti farebbe sbroccare, forse la parola scopare. Ho voglia di prenderti la mano e portarmela sotto, più sotto, facciamo che lo faccio. La sento che vorrebbe, la lascio fare. Facciamo che te lo domandi, se sono un po’ maiala. Respiro forte apposta, perché domani ci ripenserai, al momento in cui ho iniziato a godere.
E poi facciamo che non ce lo ricordiamo com’è successo, facciamo che è successo e basta. Facciamo che c’ero io e la tua pelle, tu e la mia pelle. Facciamo che sono stata io, dai, che ti volevo sentire, che mi formicolava la testa, che mi girava il sangue là sotto, che sentivo più caldo e più ne volevo sentire, facciamo così. Così non avrai il senso di colpa, così che sia stata colpa mia, è così che gira. Ma anche se è così, mi devi prendere tu. Non te lo dico o forse sì, forse ti dico solo “dai”, e se non sei stupido lo sai. Il guaio è che è bello, che per un attimo sono solo io, che ti guardo da lontano. Il guaio è che è una porcata, e allora perché stiamo tanto a menarcela. Ti accarezzo la bocca, mi muovo da sola. O però mi devi tenere, sennò ti scappo via. O però mi devi baciare, che voglio qualcosa di umido. Facciamo che comandi tu, facciamo che comando io. Però la testa me la prendi con una mano, e allora sai che c’è, ho deciso che comandi tu, e così ti aspetto, ti aspetto. E se davvero lo devo dire c’è qualcosa di dolce, che mi fa sdilinquire. Io lo so cos’è, ma non mi va di fartelo capire.
Ti respiro sulla bocca. Non ti lascio per così poco, ti tengo fermo. Voglio sentirti morire sulle mie labbra, voglio sentire che ti spegni qui, davanti a me.
Sono ancora a cavalcioni, sono sempre io, quella di stamattina, quanto sono sporca, ti va di guardarmi da vicino, e i miei fianchi sembrano fatti apposta, è il tuo ultimo pensiero prima di
Ti ho aspettato fino adesso, e ora che ci sei possono fartelo sentire, sono tua in braccio a te, ho la testa che mi scoppia, la tua mano sulla schiena, sei ancora tu, quello di stamattina, è il mio ultimo pensiero prima di
Accosta la macchina, spegne il motore e sfila le chiavi dal cruscotto. Si volta verso di me e mi fa: “A cosa pensi?”.
morire.
[Lui]
Sì, ha detto sì, ha detto andiamo al mare, sole, mano, mi ha preso la mano, musica alta, mi ha preso la mano, sono contenta, you shook me all night long, fermati da qualche parte, ma quando, adesso, perché, perché ti voglio, sex machine, ma qui in strada, che ne so, vuole scopare, ti prego fermati, sì mi fermo, heat of the moment, spiazzo, andiamo nel bosco, hai una coperta in macchina, ho una stuoina da spiaggia, va bene anche quella, vuole scopare, sei sicura, taci e prendimi, dio quanto è piena e soda, mi piaci da morire, non risponde, non le piaccio, vuole solo scopare, toccami, dimmi che ti piaccio, non parlare e continua, sì, è un bosco, gesucristo è un bosco, non si scopano le colleghe, dimmi che ti piaccio, sei figa figa figa, dimmelo ancora, chiudi quegli occhi, un’altra volta, vienimi sopra, sì, sì, ti è piaciuto, di solito sono gli uomini a chiederlo, ti è piaciuto, da morire, vuoi una sigaretta, non ti coprire, ho freddo adesso, fatti guardare ancora, prendiamoci una camera per la notte, non aver fretta, non provare a rispondere a quel telefono, stai tranquilla non lo faccio, sdraiati, perché, non fare domande e sdraiati, continua così, ti piace, continua così, ha dei capelli stupendi, quante te ne sei scopate in ufficio, dammi quella sigaretta, tu non fumi, dammi quella sigaretta, perché non parli, non lo so, non ti piaccio, vaffanculo, non ti piaccio, sei stupenda, perché non parli, sto fumando, tu non fumi, sto fumando, ti è piaciuto davvero, la vuoi prendere davvero quella camera, sì, andiamo allora, musica bassa, it’s a long way to the top, fermati un attimo, cosa c’è, fermati un attimo, ma perché, fermati un attimo, mi fermo, mi guarda, la guardo, si avvicina, mi bacia, mi stava scoppiando il cuore sai.
Arriva il cameriere di questo ristorantino sulla spiaggia, uno dei pochi ancora aperti in questa stagione. Aspetta che gli diciamo qualcosa. Passano diversi secondi. Lei mi guarda e fa: “Ehi. A cosa pensi?”