Greetings from Las Vegas – 9. Direct to you
La pubblicità è l’anima del commercio, dicevano. Verso l’ora di pranzo – concetto stravagante in un posto dove qualunque bar o ristorante è aperto 24/7, ed è sempre affollato – i marciapiedi della Strip si affollano di uomini che indossano una maglietta, il più delle volte rossa, che riporta la scritta “Girls Direct To You In 20 Minutes” – e un numero di telefono. La maggior parte sono ispanici, ma c’è qualche asiatico. Ne ho visto uno un po’ in disparte, aprire uno zainetto, tirare fuori la maglietta e indossarla sopra quella che già vestiva, come una normale divisa di lavoro. Non sono giovani, stranamente non è un lavoro fatto fare a ragazzi in cerca di qualche dollaro: di un buon quarto di loro direi che hanno almeno una cinquantina d’anni. Alcuni stazionano vicino ai distributori dei giornali, che qui però non offrono un normale quotidiano, nemmeno USA Today, bensì una nutrita serie di varianti della Adult Entertainment Guide; altri, la maggior parte, semplicemente se ne stanno in piedi per ore tenendo in mano centinaia di figurine plastificate, che mostrano su ciascuno dei due lati una ragazza, le loro caratteristiche precipue e il loro prezzo, Jeanie a 39 dollari, Barbara a 45, e così via. La gente prende queste figurine, alcuni sanno cosa sono – la maggior parte no. Danno un’occhiata, non si stupisce nessuno di ciò che si trova tra le mani – we’re in Vegas, baby – le buttano per terra. Verso sera la Strip è un tappeto di ragazze nude che da ore provano a sedurre, e sembrano ancora più malinconiche così, ammonticchiate l’una sull’altra, calpestate da milioni di Nike e bagnate da migliaia di birre e di daiquiri. Durante la notte vengono raccolte e gettate, a mezzogiorno del giorno dopo si riprende – In 20 Minutes To You.