Tutti quanti con un drink in mano
Ho un’amica che è convinta che l’unico “tempo di qualità” (lo chiama così) sia quello tra le sette di sera e una qualche ora della notte, quando si addormenta. Ho sempre pensato che fosse una sciocchezza, anche se poi non mi va più di tanto di frugare nelle insoddisfazioni altrui per trovare smentita alle mie convinzioni – e comunque, in fondo, tutto è relativo. Ma non è che sono un alieno, la sera piace anche a me, è un tempo più “mio” (quando non devo lavorare) quale che sia il modo in cui lo riempio – una puntata di Bones, quattro chiacchiere con mia moglie, una cena con amici, un giro in rete, un libro di Roth, un po’ di pensieri. Ogni tanto mi capita di pensare a quelli che stanno là fuori, quelli che riempiono i locali, quelli che mentre io saluto mia figlia stanno con il loro drink in mano oggi e domani e dopodomani, quelli che hanno la vita piena e il tempo di qualità, quelli che si divertono. A volte vorrei fare cambio con loro, o meglio essere con loro; più spesso però mi rendo conto che questa è solo una invidia superficiale, perchè in fondo le mie sere sono spesso fatte di piccole cose e sensazioni che non si possono spiegare: non c’è nulla da raccontare, la mattina dopo – davanti alla macchina del caffè – non ti bulli con i colleghi del mal di testa per l’essere andato a letto alle tre del mattino sfatto di alcool; quello che hai sta dentro di te, e non è poco, e non ha bisogno nè di parole nè di foto su Flickr o su Facebook. Non ha bisogno nemmeno di questo post.
December 4th, 2008 at 13:28
Sono d’accordo con la tua amica.
Uscire a bere non e` necessario, ma non lo e` nemmeno leggere libri e usare Internet. Pero` e` piu` bello.
December 4th, 2008 at 13:30
E mi rendo conto che si`, la mia icona in effetti potrebbe far intuire una mia particolare passione per le serate dedicate al Cardinal Martini.
December 4th, 2008 at 13:45
Io non sono d’accordo con lei per il semplice motivo che mi capita di avere “tempo di qualità” anche, per dire, tra le sette di mattina e le sette di sera. Mi capita di fare cose faticose, che mi creano a volte ansia e a volte incazzatura, ma che poi – prese nel loro insieme – mi piacciono e mi danno soddisfazione. Mi piace, pur con tutti i suoi problemi, il lavoro che faccio. Insomma, non passo la vita attendendo l’arrivo della campanella di chiusura (nota per la mia amica, che a questo punto si starà incazzando: estremizzo, tranquilla).
Dopo di che, qui nessuno disdegna uscire a farsi un drink – di testimoni ne ho un buon numero. Solo, il post voleva dire tutt’altro.
December 4th, 2008 at 14:05
No, invece di questo post si ha bisogno. Un po’ come delle sedute di un qualsiasi gruppo di recupero. Ritrovarsi e parlarne, reificando il concetto di “Mal comune, mezzo gaudio” pare che sia di qualche aiuto.
[Smeerch]
December 4th, 2008 at 14:06
ecco, che bello. si anch’io penso che di questo post si ha bisogno. si parla veramente troppo – e sto sbagliando e sbadigliando anch’io in questo momento per questo mio stesso commento – degli strumenti e non si capisce proprio che l’umanità l’è quel che l’è… che gente siamo, cosa siamo diventati. grazie per avermelo ricordato.
[Alberto d’Ottavi]
December 4th, 2008 at 20:45
Io penso che il “tempo di qualità” non abbia orari né scadenze. Può essere davvero qualsiasi cosa, un lavoro fatto bene, il libro, internet o l’uscita con gli amici.
E’ il tempo che ti lascia un sorriso (più che il mal di testa, da sbornia o da tensione o da altro che sia).
(E la puntata di Bones mi trova perfettamente d’accordo. E’ già riuscito a vedere quella di ieri?)
December 6th, 2008 at 10:58
agghiacciante. se non avessi “tempo di qualità” quando sono al lavoro sarebbe tremendo. sarebbero almeno 45 ore di vita alla settimana prive di qualità alcuna. senza contare le cose MOLTO qualitative che di giorno è bello fare, non enumero per non insultare la vs intelligenza.