Io al PslA ci voglio bene (versione 2008)
Il fatto è che voi non ve ne accorgete che il tempo passa, se qualcuno non ve lo dice. Tutti presi a creare prodotto interno lordo (facendovelo fumare da Lehman Brothers), sposarvi, condurre alla sconfitta la vostra squadra di ammogliati (chè, se siete scapoli, avete di meglio da fare – o almeno così credete, poveri illusi), crescere pargoli, creare immortali calembour che su FriendFeed moriranno entro le prossime ventiquattr’ore, sognare di fare sesso con Sarah Palin o, in alternativa, Maria Vittoria Brambilla. Fermatevi, dannazione. Se non ve ne siete accorti, Natale è arrivato, puntuale come l’influenza di ceppo asiatico, l’incremento della rata del mutuo, la lettera di un’adolescente morta tra atroci sofferenze inviata a Uolterveltroni. Come il Post sotto l’Albero.
Io sono affezionato al Post sotto l’Albero. Per tanti motivi.
Mi piace perchè è una piccola tradizione: è nato nel 2003, quando ad avere un blog eravamo in cento, e continua ancora oggi che il blog è demodé, accerchiato e forse sorpassato da ogni sorta di altro strumento, Flickr e Facebook, Twitter e Friendfeed. A pensarci bene, sei anni sono una specie di eternità.
Mi piace perchè è una cosa seria fatta per gioco.
Mi piace perchè è un gioco fatto seriamente.
Mi piace per quello che gli sta dietro, gli inviti che partono quando in Sicilia si fa ancora il bagno in mare, le prese in giro, i solleciti accorati, le contrattazioni sulle date di consegna, i “c’è ancora posto?” e i “ma non c’era un’altra settimana di tempo?”, le mail di accompagnamento che dovrebbero essere pubblicate per quanto sono belle ma in fondo è meglio che restino così, private.
Mi piace perchè è cocciutamente artigianale, con la sua copertina a base di clip art di Word, i suoi refusi, la sua impaginazione arbitraria e incerta.
Mi piace perchè non è una cosa mia, ma di tanti, e questo mi fa ricordare quando qui scrivevamo non per metterci in mostra cercando un lavoro o una vetrina o un quarto d’ora di celebrità, ma per l’urgenza e il divertimento e il piacere di farlo – e mi piace illudermi che almeno una volta all’anno questo sia ancora possibile.
Mi piace perchè è un regalo, tu dai un post – venti righe, una foto, mezz’ora del tuo tempo – e ne ricevi in cambio dieci, cinquanta, o settantuno come quest’anno.
Mi piace perchè non ha pretese.
Mi piace perchè non so davvero se ce ne sarà un altro – il bel gioco dura poco, e qui, appunto, si va avanti da un pezzo – ma intanto abbiamo ancora tanti fogli da leggere, e poi farci delle barchette, dei cappelli da muratore, degli aerei da far volare in corridoio.
Qui, a Milano, le strade sono bianche di neve.