I like to be here when I can
E’ da un paio di giorni che sto lavorando a casa. Continuo a svegliarmi prima dei panettieri, e la giornata ha sostanzialmente gli stessi orari di quella che trascorro in ufficio. Però la passo nel silenzio, interrotto ogni tanto da qualche telefonata, dall’abbaiare di un cane (l’altroieri), dal rumore del vento (ieri), dal suono dell’acqua che scorre nelle tubature del sesto piano come se fosse il sangue del palazzo. Mi ordino una pizza, mi bevo una birra, ogni tanto mi prendo cinque minuti e mi preparo la moka, vado a bermi il caffè sul balcone, guardo la vecchia fornace di mattoni e in lontananza le Alpi innevate. Mi chiedo se potrei fare questa vita ad libitum, e mi rispondo che no, probabilmente no. Ma due o tre giorni ogni tanto, due o tre giorni di distacco controllato dalle corse e dalla gente, ecco, me li dovrei imporre più spesso.
March 12th, 2009 at 12:39
concordo in pieno, io che lavoro più spesso da casa, non penso potrei fare a meno del lago e delle colline che si vedono dal mio balcone. Ho anche provato a vivere a Milano, ma non resistevo più di cinque giorni senza il respiro che ti dà una visione e una pace così.
March 12th, 2009 at 13:11
Ma io abito a Milano, eh.
March 12th, 2009 at 20:54
ups …. ehm … bellissima! … Milano è bellissima!!! … eheh …
March 13th, 2009 at 11:56
A me piace molto lavorare da casa e fino a qualche tempo fa potevo anche permettermelo, perché poi in ufficio c’era il collega che mi faceva da “ponte”.
Però penso anche che, a farlo sempre, si perde ancora di più il contatto con gli altri, si tende a isolarsi (e per me è già facile farlo stando in ufficio).
Per cui sì, meglio un “distacco controllato”.