Alcune cose che ho imparato alla Fiera del Libro
Per come la vedo io, la FdL serve a scremare l’universo dei potenziali lettori: se uno la visita e ne esce avendo ancora voglia di comprare un libro e – addirittura – leggerselo, la FdL ha raggiunto il suo scopo. In altre parole, ci sono pochi posti che ti fanno passare il desiderio di prendere in mano un qualsiasi tomo quanto la fiera di settore.
Pare che la FdL si divida in due grandi aree: “Editori seri” e “Casbah“. Quale fosse la Casbah credo di averlo capito (la FdL nel suo insieme), sugli editori “seri” preferirei non esprimermi.
Quelli che dicono “ma come cazzo è possibile che la gente abbocchi al phishing” dovrebbero fare un giro alla FdL, e vedere che razza di libri vengono stampati – e venduti.
E’ da sabato che ci sto pensando, ma mentirei se dicessi di aver capito il senso della presenza dello stand dell’Esercito Italiano (non che quella delle Camere di Commercio fosse più ricca di significato, ai miei stanchi occhi, ma glissiamoci su).
I generi di conforto (acqua, toast, Cornetto Classico) costano come l’uranio arricchito. Dev’essere per quello che non appena un espositore ardisce offrire due tramezzini e quattro pizzette viene assaltato come i forni dei Promessi Sposi.