Greetings from Ljubljana ’09 – Tivoli
Esco dall’albergo e mi incammino lungo Celovska Cesta, andando verso il centro della città; guardo l’ingresso alla zona di Bezigrad, dove pare di entrare in un paesino degli anni Cinquanta, con le case basse e le vie strette e inspiegabilmente vuote, continuo verso Slovenska Cesta e poi decido di entrare nel parco – che poi un giorno cercherò una spiegazione al perchè i parchi di mezza Europa si chiamano Tivoli – perchè è la terza volta che vengo a Ljubljana e non ci ho mai messo piede. Sfido l’allergia, lo attraverso guardando l’erba da poco tagliata, un’erba stranamente poco verde, la collina di Sisenski hrib e quella di Tivolski vrh, la gente che si stende a prendere il sole, una ragazza di una bellezza quasi impressionante per il contrasto degli occhi verdi con i capelli castano-ramati che spinge un passeggino con a bordo due gemelli biondi e silenziosi, un gruppo di joggers e uno di gente che occupa uno spiazzo di cemento per fare stretching e tra loro spicca la macchia di una ragazza dalla pelle nera che più nera non la si può immaginare – e in quel momento realizzo che è la prima persona di colore che vedo in Slovenia nei sette o otto giorni che complessivamente ho trascorso nel paese. E’ un parco strano, Tivoli; o forse sono strano io, non so, perchè le cose non sono come sono, ma sono come le vedi.