Non ho nessuna simpatia per Gianni Guido; dubito che se ne possa provare, per lui e per persone come lui. Non ho nemmeno nessuna simpatia per Alessandro Sardelli detto Svastichella, per il quale vale lo stesso discorso fatto per Guido. In modo diverso, entrambi si trovano presi da quel meccanismo composto da politici in astinenza da dichiarazione, mass media, magistrati confusi e infine dalla famigerata “opinione pubblica”, che porta una persona a entrare, uscire o rimanere in carcere non in base alle norme – giuste o sbagliate, di sicuro perfettibili ma di sicuro più meditate di un articolo di giornale – contenute nel codice penale bensì all’aria che tira, alla voglia di sbarre che oggi può essere fortissima e domani inesistente. Non ho nessuna simpatia né per Guido né per Sardelli, dicevo, ma mi infastidisce molto che il loro rapporto con la giustizia sia legato alla volubilità delle emozioni e agli interessi di bottega; non mi stupisco che questo accada: in Italia le grazie vengono concesse chiedendo il permesso ai parenti delle vittime, figuriamoci le custodie cautelari. Ma questo è un modo perverso di “fare giustizia”, e un giorno dovrebbe rivoltarsi contro noi tutti, per farci imparare la lezione.