La macchia gialla
Ci ho fatto caso per la prima volta questa mattina, lungo la strada che percorro tutti i giorni quando non sono in viaggio. Andavo piano, davanti c’era un camioncino che si avvicinava alla curva a gomito che porta alla zona industriale; ho fatto in tempo a vedere quella macchia gonfia e gialla sul marciapiede opposto, ho fatto in tempo a capire che era un mazzo di crisantemi. Mi sono ricordato del giorno dei morti appena trascorso; come me e prima di me se ne è ricordato un genitore, o un fratello, o forse un amico di infanzia: uno che probabilmente cerca con tutte le sue forze di evitare quel pezzo di strada, quella curva, quel ricordo. Ma i ricordi non si cancellano, neanche volendo, neanche provandoci: così quel qualcuno, una volta all’anno, va da un fiorista, indica col dito il mazzo di crisantemi, paga, e si trascina fino a quel cimitero di un metro quadro di asfalto di marciapiede, in quella periferia dove non si ferma nessuno a meno che non debba caricare una puttana per portarsela dietro i capannoni. Appoggia i fiori sul marciapiede, cerca e forse trova qualcosa da dire o da pensare, poi se ne va: un anno può essere lungo, anche se non abbastanza per dimenticare.